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Marconi, uomo di mare

Nel 150esimo anniversario della nascita espoloriamo una dimensione poco raccontata ma fondamentale per lo scienziato che inventò il wireless

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Se pensiamo a Guglielmo Marconi, spesso lo associamo a una vecchia radio, con manovelle, valvole, antenna. Oppure lo visualizziamo nella sua classica immagine divenuta icona: in posa accanto a un generatore e a un ricevitore di onde elettromagnetiche, i cardini tecnologici del primo telegrafo senza fili che, giovanissimo, concepì nella casa di famiglia sulle colline bolognesi, precisamente nel solaio allestito a laboratorio (la cosiddetta “stanza dei bachi”). Ma per comprendere meglio chi fu l’inventore – primo scienziato italiano a vincere un Nobel – le cui tecnologie furono l’epicentro dell’attuale connessione e comunicazione wireless, forse dovremmo figurarci Marconi sul ponte di una nave, in giacca blu, bottoni dorati, berretto da yachtsman e mano sul timone: un uomo di mare.

Marconi e il mare

Il rapporto tra Marconi e il mare è stato strettissimo sin dall’infanzia. Il futuro scienziato infatti passò gran parte della sua adolescenza sulla costa tirrenica, a Livorno, dove fu iniziato sia alla nuova scienza dell’elettricità grazie alle lezioni private di un professore locale, sia alla navigazione a vela. Non è certo un caso che il nome di una delle sue più note innovazioni – l’antenna – sia un termine nautico. Originariamente, infatti, questa parola indicava il piazzale flessibile che sorregge la tipica vela latina. Dopo l’uso che ne fece Marconi il termine ha assunto un nuovo significato, quello che comunemente gli diamo, e dall’italiano si è trasferito direttamente in molte altre lingue, tra cui l’inglese (antenna), il tedesco e il francese (antenne).

Onde su onde

Il suo ambiente di formazione non basta a certificare il rapporto stretto tra Marconi e il mare. Sono le sue ricerche, le invenzioni e soprattutto il suo straordinario e rapidissimo successo imprenditoriale a dovere molto al mare. Inizialmente, infatti, l’interesse per la comunicazione senza fili era legato soprattutto alle navi. In un mondo in cui le città cominciavano a parlarsi in diretta intessendo una sempre più fitta trama di fili telegrafici – addirittura realizzando un’imponente infrastruttura sottomarina che univa Londra e New York, inaugurata nel 1866 – le uniche escluse dalla grande connessione erano le navi. Queste, una volta oltrepassato l’orizzonte, rimavano del tutto isolate senza alcuna possibilità di parlare con la terraferma, spesso per settimane o mesi.

Molte delle prime commesse e dimostrazioni tecnologiche dell’imprenditore Marconi interessarono dunque il mondo nautico, in particolare le marine militari: prima la Regia Marina Italiana (1897), quindi quella francese (1899) e successivamente, nello stesso anno, la Royal Navy inglese; sempre gli italiani, nel 1902, misero poi a disposizione dell’inventore un grande incrociatore di nuova fabbricazione, il Carlo Alberto, opportunamente attrezzato con una grande antenna con cui sperimentare nel nord dell’Atlantico la comunicazione tramite onde radio.

Queste e altre evidenze scientifiche fecero sì che nei primi anni del ‘900 la telegrafia senza fili – chiamata allora radiotelegrafia – si diffondesse rapidamente nella marina militare, ma anche in quella mercantile. In pochi anni centinaia di navi si dotarono della tecnologia wireless di proprietà della compagnia di Marconi, portando di conseguenza a bordo anche una nuova figura professionale, l’esperto in radiocomunicazioni o marconista.

Un successo che viene dal mare

Legate al mare furono anche le azioni di marketing della società di Guglielmo Marconi, come ad esempio nel caso delle regate dell’America’s Cup: qui le “radiocronache” di Marconi consentirono al New York Herald di mettere in stampa i risultati della regata ancor prima che le navi rientrassero in porto. Grande eco giornalistica ebbe poi il telegrafo senza fili messo a disposizione da Marconi alla regina Vittoria, tramite il quale la sovrana inglese riuscì a informarsi sulla salute del figlio, convalescente su uno yacht ral largo dell’isola di Wight.

Fu però un altro evento quello che riuscì ad affermare l’importanza della nuova tecnologia navale, e fu accidentale. Avvenne nell’inverno del 1909 al largo dell’isola di Nantucket. Tra le nebbie atlantiche una nave proveniente dall’Italia e carica di emigranti, il Florida, speronò il grande e sfarzoso Republic, la “nave dei milionari”: un transatlantico dotato di tutti i confort e che aveva a bordo un modernissimo radiotelegrafo. Grazie ad esso, mentre affondava, il marconista del Republic riuscì a lanciare per la prima volta nella storia un segnale di soccorso in mare. Gli aiuti fecero sì che, tra le circa 1700 persone a bordo delle due navi, le vittime furono solo sei: uno scenario impensabile fino ad allora e che ebbe una risonanza mondiale.

Il telegrafo senza fili fu sinonimo di sicurezza: l’evento fece ritenere la radiotelegrafia (e poi la radio) una dotazione indispensabile per i lunghi tragitti navali. Barbara Valotti, direttrice del Museo Marconi e una delle più competenti stidiose dello scienziato scrive nel suo Marconi, il ragazzo del wireless che il soccorso del Republic «fu un grande successo del Marconi inventore e imprenditore; successo che sicuramente ne originò un altro, che arrivò a fine anno ed era uno straordinario riconoscimento scientifico: il Premio Nobel per la Fisica».

Elettra, la nave dei miracoli

Dieci anni dopo, nel 1919, dopo la guerra – in cui fu capitano di fregata nella Marina – e una lunga serie di migliorie applicate alla comunicazione senza fili, Guglielmo Marconi decise di costruirsi una vera e propria nave-laboratorio per proseguire in autonomia i suoi esperimenti. Una nave era il luogo migliore per farlo: solo su un’imbarcazione, infatti, è possibile cambiare velocemente la propria posizione rispetto a un’antenna ricevente, verificando così l’efficacia delle diverse tipologie di emissione di onde radio e collaudando nuovi dispositivi tecnologici. Degna Marconi, figlia di primo matrimonio, riporta che il padre disse:

Lo yacht non solo mi rende indipendente, ma mi libera dall'altrui curiosità e dalle distrazioni. Posso lavorarci a ogni ora del giorno e della notte, e raggiungere in breve tempo posti adatti ad ogni genere di esperimenti, che sarebbe difficile e complicato svolgere sulla terra-ferma.

Marconi acquistò dunque un panfilo a vapore di quasi 70 metri che venne attrezzato con radiotrasmettitori, radioricevitori e antenne. Il nome stesso della nave doveva dichiararne la natura di centro di ricerca sulle onde elettro-magnetiche: inizialmente fu scelto Scintilla, poi il timore che la comunità internazionale non riuscisse a pronunciare bene la parola italiana, fece optare per Elettra.

Sull’Elettra Marconi cominciò a sperimentare la comunicazione wireless accorciando la lunghezza d’onda dei “raggi elettrici”, come venivano talvolta chiamati, emessi: scoprì che le onde corte così prodotte potevano trasportare segnali fino a 40 mila chilometri di distanza, una tecnologia che suscitò immediatamente l’interesse di un impero planetario come quello inglese, desideroso di connettere rapidamente tutte le sue colonie e la sua enorme flotta di navi. E che rese possibile una delle operazioni più clamorose di Marconi: l’invio di un radio-segnale dall’Elettra ormeggiata a Genova fino in Australia, per accendere le luci del municipio di Sydney in occasione dell’inaugurazione dell’Esposizione mondiale del 1930.

La “candida nave che naviga nel miracolo” – l’Elettra, secondo le parole attribuite a d’Annunzio – fece molte altre ricerche innovative. Ad esempio, la messa a punto di un radiogoniometro navale (uno strumento che permette di determinare la posizione di un natante anche in condizioni di scarsa visibilità), molti esperimenti di radio-telefonia, la progettazione di radiofari rotanti per la navigazione vicino alle coste, gli studi pioneristici sulla riflessione delle onde elettro-magnetiche (precursori dell’invenzione del radar), la messa a punto di un prototipo di ecoscandaglio (chiamato ecometro) per misurare la distanza tra la chiglia e il fondale marino, oppure il primo esperimento di navigazione cieca, in cui ogni finestra del ponte di comando dell’Elettra venne oscurata per affidare esclusivamente la navigazione alla ricezione delle onde emesse da un radiofaro.

Le sperimentazioni furono innumerevoli e l’Elettra per quasi vent’anni solcò tutti mari del pianeta, tra raccolta dati e viaggi di rappresentanza, fino alla morte di Marconi avvenuta nel 1937. La nave poi fu colpita e affondata durante la Seconda guerra mondiale, al largo di Zara. Venne quindi recuperata e negli anni ’70, quasi fosse una reliquia, fu smembrata in tanti pezzi, poi posizionati in diverse località come mostra questa mappa.

Le celebrazioni di Marconi 150

La dimensione marittima di Marconi avrà un grande rilevo nella mostra RAI Prove di trasmissione che, oltre a materiali video, esporrà la cabina radio dell’Elettra (24 aprile, Palazzo RAI, via Asiago 10, Roma); il mare sarà centrale anche nella grande mostra Marconi 150 – Pioniere del wireless (Roma, 26 settembre 2024- 25 aprile 2025 al VIVE- Vittoriano e Palazzo Venezia) che, con una ricca offerta per le scuole, presenterà la vita di Marconi con prodotti multimediali, filmati d’epoca e una selezione di apparecchiature, invenzioni e documenti storici come il conferimento originale del Premio Nobel del 1909 e il primo brevetto.

Grandi eventi avverranno anche a Villa Griffone, la casa di famiglia di Pontecchio Marconi (BO), dove tutto ebbe inizio, con conferenze di prestigio, spettacoli, laboratori scientifici, videoinstallazioni. Il 20 e il 21 maggio arriverà su RAI 1 la miniserie tv Marconi. L’uomo che ha connesso il mondo con Stefano Accorsi nel ruolo dello scienziato. Nell’estate Piazza Maggiore a Bologna sarà completamente immersa con proiezioni di immagini storiche animate, tra scienza, musica, danza e arti performative (Marconi Alive!, 20 luglio).

Le celebrazioni saranno molteplici sia a livello nazionale che internazionale e popoleranno innumerevoli contesti, dall’Expo di Osaka a Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica. A New York sarà ricordato il salvataggio del Republic e del Titanic. A Sydney ci sarà una rievocazione dell’esperimento del 1930. Tutto il programma – in continuo aggiornamento – è su Marconi150. Puoi guardare il videotrailer delle celebrazioni cliccando qui.

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Nel 2017, in occasione degli ottant’anni dalla morte di Guglielmo Marconi, Marco Boscolo ha dedicato un articolo alla biografia dello scienziato che trovi qui.
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La foto più conosciuta di Marconi lo rappresenta a 21 anni accanto agli strumenti da lui brevettati nel 1896 con cui ha inaugurato l’era del wireless (immagine: marconi150.it)

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Rara immagine del panfilo Elettra di Guglielmo Marconi nella rada di Porto Santo Stefano. Sugli alberi si vedono i fili delle antenne (immagine: Wikipedia)

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Un’antenna sorregge la vela triangolare, nota come vela latina, usata nel Mediterraneo (immagine: aquel Pajares/Shutterstock)

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Guglielmo Marconi in compagnia della moglie Maria Cristina Bezzi-Scali e della figlia Elettra (immagine: Archivio Fondazione Guglielmo Marconi / Studio Landau)

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L’America’s Cup del 1899 (immagine: marconi150.it)

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Guglielmo Marconi mentre schiaccia il pulsante che manderà un segnale fino Sydney (immagine: marconi150.it)

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Marconista a bordo della RMS Olympic nel 1913 (immagine: Wikipedia)