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Intervista a Sergio Bertolucci - quarta parte

Abbiamo incontrato il Direttore della Ricerca e del Scientific Computing del Cern. In questa ultima parte dell'intervista il fisico italiano ci racconta quanto i confini del Cern si siano allargati negli ultimi anni. Trasformando il centro di ricerca in un'esperienza di collaborazione internazionale pressoché unica nel suo genere

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Quali sono le sfide che attendono i fisici delle particelle dopo la scoperta del bosone di Higgs? Verso quali orizzonti si sta muovendo la ricerca al Cern di Ginevra? E per quale ragione è così importante continuare a supportare quello che oggi è il più grande complesso di laboratori scientifici al mondo? Di questo, e molto altro ancora, abbiamo parlato con sergio Bertolucci, Direttore della Ricerca e del Scientific Computing del Cern. A partire dal 1954, quando è stato fondato con 12 stati membri sotto l'egida dell'Unesco, il Cern di strada ne ha fatta. I confini geografici del consiglio di ricerca si sono allargati a tal punto che, scherzando, i fisici dicono che «la "e" di Cern non sta più per "europeo", ma per "everywhere"». Oggi gli stati membri sono 21, e il numero di quelli associati, come il Brasile, la Serbia, la Russia e l'India, solo per citarne alcuni, è in continua crescita. Questo fa sì che nei laboratori di Ginevra convivano migliaia di persone provenienti da tutto il mondo, e vi confluiscano culture e credi religiosi tra i più diversi. Così, grazie al linguaggio universale della scienza, oggi il Cern rappresenta forse uno degli esempi di collaborazione internazionale più riusciti che l'uomo abbia mai realizzato.

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