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Voci in Agenda: il Club di Roma e la sostenibilità della crescita economica

In questa dodicesima puntata parliamo della nascita dell’ambientalismo in ambito economico e del legame tra cambiamenti climatici ed economia

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La nascita della sensibilità ambientalista nel mondo dell’economia e i legami odierni tra cambiamenti climatici e crescita economica sono i protagonisti della dodicesima puntata di Voci in Agenda. Nel primo podcast ascoltiamo la storia del Club di Roma e di Aurelio Peccei, che alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso posero l’attenzione ai limiti dello sviluppo; nel secondo analizziamo l’impatto dei sistemi economici sull’ambiente e gettiamo lo sguardo verso la transizione energetica necessaria a contenerlo.

1. Peccei, il Club di Roma e i limiti dello sviluppo

È possibile coniugare l’aumento del PIL con il rispetto dell’ambiente, degli ecosistemi e della biodiversità? Oppure ci sono dei limiti alla crescita economica, dovuti al fatto che il pianeta non può fornire risorse infinite e per tutti? Oggi abbiamo un indicatore che ci permette di rispondere a queste domande: è l’Earth Overshoot Day, cioè il giorno dell’anno in cui l’umanità ha consumato tutte le risorse messe a disposizione dal pianeta in un anno. Nel 2023 è stato il 2 agosto. Ogni anno l’Overshoot Day giunge in anticipo, a dimostrazione del fatto che stiamo esercitando sul nostro pianeta una pressione sempre più insostenibile.

Le domande inerenti la sostenibilità dello sviluppo delle società umane, che oggi fanno parte dell’agenda politica di governi e istituzioni internazionali, sono in realtà vecchie di quasi sessant’anni. I primi a porsele, verso la fine degli anni Sessanta, sono stati economisti, filosofi, politici e pensatori che fecero parte del Club di Roma, un’associazione fondata nel 1968 dall’imprenditore italiano Aurelio Peccei. Enrico Bergianti ci racconta la storia di questo club esclusivo, che oggi chiameremmo think tank e che aveva l’obiettivo di riflettere sulla sostenibilità ambientale dei modelli di sviluppo economici della società occidentale. Un’esperienza intellettuale che segna l’inizio della presa di coscienza dei limiti della crescita indiscriminata e pone per la prima volta al centro del pensiero economico la sostenibilità ambientale.

2. Economia, cambiamenti climatici, transizione energetica

Oggi sappiamo che i sistemi economici su cui si basano le attività umane sono la causa principale del riscaldamento della Terra e, di conseguenza, dei cambiamenti del clima in corso. A loro volta le manifestazioni estreme di questi mutamenti climatici hanno pesanti ricadute economiche, dovute ai danni alle abitazioni private, alle imprese, alle infrastrutture, all’agricoltura e in ultima analisi all’intero sistema economico. Ecco perché negli ultimi anni si parla di transizione energetica verso sistemi di produzione di energia che siano sostenibili dal punto di vista ambientale, cioè che prevedono il costante abbandono dei combustibili fossili in ambito residenziale, industriale e nei trasporti.

Di questi temi abbiamo parlato con Daniela Marconi, Responsabile della Divisione che si occupa di Educazione finanziaria per la scuola della Banca d’Italia. Insieme abbiamo cercato di capire anche come l’Unione Europea potrà ridurre le proprie emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Un obiettivo certamente complesso, ma che non è più rinviabile e che gli stati membri hanno il dovere di perseguire.

Daniela Marconi si è già occupata su Aula di Scienze di economia e sostenibilità nell’articolo Che cos’è la finanza verde?, scritto insieme a Marco Panfili, che puoi trovare anche nello speciale dedicato all’educazine finanziaria.