La storia di Vera Rubin e le potenzialità di un telescopio innovativo sono i protagonisti della venticinquesima puntata di Voci in Agenda. Nel primo podcast ripercorriamo le vicende umane e scientifiche dell’astronoma che ipotizzò l’esistenza della materia oscura per cercare di spiegare alcune apparenti anomalie nello studio delle galassie; nel secondo entriamo nel nuovissimo osservatorio astronomico intitolato a Vera Rubin che si trova sulla cima del Cerro Pachón, in Cile.
1. Vera Rubin, Andromeda e la materia oscura
Sappiamo che c’è, ma non siamo in grado di osservarla; sappiamo che c’è, ma non sappiamo di che cosa è fatta. Forse non c’era un nome più appropriato per quella che abbiamo chiamato materia oscura, cioè la materia non ordinaria presente nell’universo che non emette e non assorbe luce e di cui intuiamo l’esistenza solo studiandone gli effetti gravitazionali. Oscura, dunque, due volte: perché non la vediamo e perché la sua natura, al momento, resta sconosciuta. Eppure, stando ai modelli cosmologici e alle osservazioni astronomiche, la materia oscura è per abbondanza il secondo ingrediente nella ricetta del cosmo:
Ma se non siamo in grado di rilevarla con gli strumenti, perché abbiamo ipotizzato la sua esistenza? Come abbiamo fatto? E a chi dobbiamo la prima evidenza indiretta della sua presenza? Per rispondere a queste domande non resta che ascoltare la storia della vita di Vera Rubin, l’astronoma statunitense che alla fine degli anni Sessanta osservò alcune anomalie nel moto delle stelle della galassia di Andromeda. E capì che una risposta alle sue osservazioni poteva essere proprio la presenza di materia oscura. Oggi sapppiamo che Vera Rubin aveva ragione e dobbiamo a lei la nascita di uno dei settori della cosmologia contemporanea più affascinanti e decisivi per la comprensione dell’universo.
2. L’Osservatorio astronomico “Vera Rubin”
L’Osservatorio astronomico intitolato a Vera Rubin, operativo a pieno regime dall’autunno del 2024, si trova sulla cima del Cerro Pachón, una montagna alta 2682 metri che si trova nel nord del Cile, in uno dei luoghi della Terra meno interessati dall’inquinamento luminoso notturno. Ospita uno dei telescopi più innovativi al mondo, per ottica e tecnologia di acquisizione dati. È stato pensato principalmente per rilevare i corpi celesti più piccoli del Sistema Solare, come asteroidi, comete e nanopianeti, ed eseguire la più accurata mappatura della Via Lattea di sempre.
Ci siamo fatti accompagnare virtualmente all’interno dell’osservatorio da Gabriele Rodeghiero, tecnologo dell’INAF, l’Istituto Nazionale di Astrofisica, che ha seguito da vicino la costruzione del telescopio e oggi, a più riprese, si reca in Cile per le attività di ricerca. Una chiacchierata che è stata l’occasione per parlare di tecnologia, innovazione e cosmologia, che non mancherà di ispirare chi ama i cieli notturni e sogna un futuro nel campo dell’astronomia.
La distribuzione percentuale della massa-energia che caratterizza oggi l’universo (immagine: NASA/WMAP Science Team)
Un’immagine spettacolare dell’Osservatorio astronomico Vera Rubin (immagine: Rubin Observatory/NOIRLab/NSF/AURA/B via Wikipedia)