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60 anni di spazio italiano

Il 15 dicembre 1964 fu lanciato il San Marco 1, il primo satellite italiano. È l’inizio di una storia che ci vede in prima linea nei principali programmi spaziali

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Il 15 dicembre 1964 un razzo statunitense Scout alto 25 metri accese i motori sulla rampa di lancio di Wallops Island, lungo la costa orientale della Virginia. Sulla cima, ben protetto dentro l’ogiva, trasportava un carico prezioso: il San Marco 1, il primo satellite italiano, che aveva come obiettivo principale quello di studiare la densità dell’atmosfera ad altissime quote. Erano passati poco più di sette anni dal lancio del sovietico Sputnik 1 e anche l’Italia faceva il suo primo passo nell’orbita terrestre.

Le origini

Il nostro paese è stato dunque un protagonista del settore spaziale praticamente sin dall’inizio. Merito di una comunità di esperti attiva sin dagli anni Cinquanta e guidata in particolare dall’ingegnere e Generale ispettore del corpo del Genio Aeronautico Luigi Broglio e dal fisico Edoardo Amaldi. Già nel 1956 era nato il Centro di Ricerche Aerospaziali della Sapienza Università di Roma, mentre nel 1959 era stata creata la Commissione per le attività spaziali all’interno del CNR.

Il San Marco 1 fu solo il primo capitolo dell’assai più ambizioso Progetto San Marco, che prevedeva una serie di satelliti e l’allestimento di una base di lancio italiana a Malindi, in Kenya. I razzi non partivano dalla terraferma, ma da una piattaforma posizionata in mare. Iniziò a operare con la partenza del satellite San Marco 2 nel 1967 e fu utilizzata per nove lanci di satelliti (quattro italiani, quattro statunitensi e uno inglese), l’ultimo dei quali nel 1988.

Oggi a Malindi si trova ancora una base operativa: il Luigi Broglio Malindi Space Center. È utilizzato principalmente per la ricezione di dati satellitari e il tracciamento di vettori e altri oggetti spaziali, oltre che per attività di formazione. Appartiene all’ASI, l’Agenzia Spaziale Italiana, fondata proprio nel 1988 con il compito di preparare e attuare le attività spaziali del paese in accordo con le linee-guida indicate dal Governo.

Terzi o quinti?
L’Italia fu sicuramente fra i pionieri dello spazio, ma quale sia di preciso la sua posizione nella storia dei lanci spaziali è curiosamente un tema controverso. Al primo posto c'è indiscutibilmente l’Unione Sovietica, con il lancio del satellite Sputnik 1 il 4 ottobre 1957. In seconda posizione ci sono gli Stati Uniti, che il 31 gennaio 1958 lanciarono l’Explorer 1.
Da qui in avanti la vicenda si complica. Il 26 aprile 1962 fu la volta del primo satellite britannico, Ariel-1, volato in orbita con un razzo statunitense. Il 29 settembre 1962 toccò al canadese Alouette 1, anch’esso partito dagli USA. Poi, il 15 dicembre 1964, fu lanciato l’italiano San Marco 1. Considerando la nazionalità dei satelliti, l’Italia sarebbe dunque quinta.
Una rapida ricerca sul web dirà probabilmente qualcosa di diverso: molte fonti autorevoli, principalmente italiane, posizionano il nostro paese al terzo posto. Il motivo è che, contrariamente a quanto accadde per il primo satellite del Regno Unito e per il primo satellite del Canada, il San Marco 1 era stato costruito interamente in Italia e fu lanciato e gestito interamente da personale italiano. Dibattiti che appassionano soprattutto gli storici e gli appassionati, ma anche questione di orgoglio nazionale: fra un buon piazzamento e una medaglia di bronzo c'è una bella differenza.

60 anni di missioni e innovazione spaziale

Nei 60 anni trascorsi dal lancio del San Marco 1, il settore è cresciuto tantissimo e l’Italia ha raggiunto numerosi traguardi. Il nostro paese è in prima linea in importantissime missioni spaziali internazionali, sia dal punto di vista scientifico, sia da quello industriale. Otto astronauti italiani sono stati impegnati in numerose missioni in orbita, circa la metà del volume abitabile della Stazione Spaziale Internazionale è stata realizzata a Torino da Thales Alenia Space, gran parte del razzo europeo Vega-C è prodotto da AVIO a Colleferro, in provincia di Roma.

Il Centro Spaziale del Fucino di Telespazio, in Abruzzo, è il più grande teleporto per usi civili al mondo: con le sue 170 enormi antenne paraboliche si controllano satelliti, si gestiscono missioni spaziali, si forniscono servizi di telecomunicazione. Negli stabilimenti di Leonardo si costruiscono componenti ad altissima tecnologia, come i sensori stellari che consentono alle sonde di orientarsi e i pannelli solari che le alimentano. Secondo i dati forniti dall’ASI, la Space Economy italiana comprende complessivamente circa 300 imprese di varie dimensioni con circa 8000 addetti.

L’Italia è inoltre tra i fondatori dell’Agenzia Spaziale Europea e il suo terzo contributore dopo Germania e Francia. Ha una particolare specializzazione nel settore dell’osservazione della Terra, essenziale per un gran numero di attività che vanno dalla meteorologia alla protezione civile. Anche per questo ospita a Frascati, vicino a Roma, la sede dell’ESRIN, il centro dell’ESA che si occupa delle missioni che osservano il nostro pianeta.

Cronistoria degli astronauti italiani in orbita
  1. Franco Malerba – Una missione (1992), 7 giorni nello spazio
  2. Maurizio Cheli – Una missione (1996), 15 giorni nello spazio
  3. Umberto Guidoni – Due missioni (1996, 2001), 27 giorni nello spazio
  4. Roberto Vittori – Tre missioni (2002, 2005, 2011), 35 giorni nello spazio
  5. Paolo Nespoli – Tre missioni (2007, 2010-2011, 2017), 313 giorni nello spazio
  6. Luca Parmitano – Due missioni (2013, 2019-2020), 366 giorni nello spazio
  7. Samantha Cristoforetti – Due missioni (2014-2015, 2022), 370 giorni nello spazio
  8. Walter Villadei – Una missione (2024), 21 giorni nello spazio

Un futuro “spaziale”

Dal 2021, ogni 16 dicembre in Italia si celebra la Giornata Nazionale dello Spazio. È stata istituita sia per ricordare il lancio del San Marco 1, sia per sensibilizzare e informare i cittadini sui benefici che derivano dalle attività spaziali. È anche, ovviamente, l’occasione per guardare avanti.

Per quanto riguarda l’orbita terrestre, il primo grande progetto italiano in arrivo è IRIDE. Si tratta di una costellazione di costellazioni satellitari specializzata nell’osservazione della Terra. Finanziata con oltre un miliardo di euro provenienti dal PNRR e dal Fondo Nazionale Complementare, inizierà a prendere forma nel 2025 con il lancio di un primo gruppo di satelliti costruiti dall’azienda torinese Argotec. In una prima fase disporrà di 34 satelliti e alcune altre decine si aggiungeranno in seguito. Lo sviluppo è coordinato dall’ESA con la partecipazione dell’ASI e il sistema dovrebbe diventare operativo intorno alla metà del 2026.

Nel settore dell’esplorazione umana dello spazio, oltre agli astronauti già in attività, due nuove leve attendono con ansia un’opportunità di volare fuori dall'atmosfera. Si tratta di Anthea Comellini e Andrea Patassa, inseriti nel corpo astronautico di riserva dell’ESA dopo una lunga e complessa selezione. La prima inizierà l’addestramento a gennaio mentre il secondo lo ha già iniziato a ottobre.

Il loro debutto avverrà quasi sicuramente nell’orbita terrestre, dove la Stazione Spaziale Internazionale fra pochi anni andrà in pensione. A prendere il suo posto saranno principalmente delle stazioni spaziali private e una delle prime, quella dell’azienda statunitense Axiom Space, sarà in buona parte Made in Italy: la realizzazione di due dei suoi moduli è stata affidata agli stabilimenti torinesi di Thales Alenia Space.

Gli stessi impianti torinesi sono stati incaricati di costruire tre moduli del Gateway, la stazione spaziale internazionale che fra pochi anni sarà posizionata in orbita intorno alla Luna. Non solo: potrebbe essere torinese anche la prima casa sulla superficie lunare. Si chiamerà MPH, acronimo di Multi Purpose Habitat module, è un progetto dell’ASI e sarà una struttura a disposizione dei primi astronauti che faranno ritorno lassù.

Fra loro ci saranno anche degli astronauti europei, uno nella missione Artemis IV e uno nella missione Artemis V. Sono previste alla fine del decennio, più o meno quando l’Italia celebrerà i suoi 65 anni nello spazio. Chissà che a farle gli auguri, dalla superficie lunare, non siano Samantha Cristoforetti o Luca Parmitano, entrambi ex comandanti della Stazione Spaziale Internazionale e fra i principali candidati fra i rappresentanti dell’ESA.

Per le comunicazioni con la Terra e il posizionamento satellitare sulla Luna, sarà inoltre creata una costellazione di satelliti europei in orbita lunare. Si chiamerà Moonlight e la guida del progetto è stata affidata all’azienda italiana Telespazio del gruppo Leonardo.

Meritano una citazione anche i programmi spaziali dedicati a Marte, in cui il nostro paese ha una lunga tradizione. Nel 2018, usando il radar italo-statunitense MARSIS della sonda europea Mars Express, un gruppo di ricercatori italiani guidato da Roberto Orosei dell’INAF ha ad esempio annunciato la scoperta di acqua liquida sotto la superficie del Pianeta Rosso. L’Italia sarà protagonista anche nella prossima grande missione marziana dell’ESA, quella del rover Rosalind Franklin. Costruito in parte in Italia e dotato di un’innovativa trivella per raccogliere campioni in profondità realizzata da Leonardo, dopo vari rinvii sarà lanciato nel 2028 e sarà comandato dalla sede di Altec a Torino.

Guardando al resto del Sistema Solare, l’elenco potrebbe essere quasi infinito. Molto attese e molto italiane sono, ad esempio, le sonde europee Bepi Colombo che studierà Mercurio e JUICE, diretta verso le lune ghiacciate di Giove. Entrambe sono già partite con successo e fra qualche anno faranno la gioia degli scienziati.

A 60 anni dal lancio del San Marco 1 non poteva infine mancare anche la prospettiva di un ritorno alle origini. Si parla con sempre maggiore frequenza, infatti, della possibilità di riprendere i lanci spaziali dalla base di Malindi. Su richiesta del Governo, l’Agenzia Spaziale Italiana sta valutando la fattibilità del progetto. Fra le ipotesi sul tavolo ci sono l’utilizzo di una piattaforma in mare come in passato oppure la costruzione di una struttura di lancio sulla terraferma. Bisognerà definire anche quali lanciatori utilizzare. C'è ancora molta strada da fare, va detto, ma anche questo potrebbe diventare un nuovo capitolo nella lunga storia dello spazio italiano.

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Il Centro Spaziale del Fucino (foto: Andrea Bettini)

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Il lanciatore Vega C (immagine: ESA-CNES-Arianespace)

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Il lancio del satellite britannico e statunitense Ariel 5 da Malindi nel 1974 (immagine: NASA-GODDARD)

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Replica del rover europeo Rosalind Franklin sul terreno di simulazione marziana di Altec a Torino (foto: Andrea Bettini)

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Il satellite San Marco 1 (immagine: NASA)

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Il futuro modulo lunare italiano MPH (immagine: Thales Alenia Space)

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Il satellite San Marco 1 durante i preparativi per il lancio (immagine: NASA)

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