Spesso salvare una vita è questione di attimi: quelli che si impiegano a bloccare il sanguinamento di una ferita. Al MIT (Massachusetts Institute of Technology, USA) una nuova tecnologia promette di costituire un significativo balzo in avanti per quanto riguarda le operazioni pronto soccorso perché è appunto in grado di bloccare in pochi secondi la perdita di sangue.
Immagine: www.mediaspin.com
Il segreto è nella chimica
I ricercatori hanno escogitato un rivestimento a base di trombina e acido tannico che viene poi applicato strato su strato (il procedimento si chiama appunto Lbl, layer-by-layer) sulle spugne emostatiche (materiali specifici già in commercio solitamente a base di gelatina, cioè collagene): le spugne così trattate, una volta applicate alla ferita, inducono una rapida coagulazione del sangue bloccandone la fuoriuscita.
Conta la struttura
Dal punto di vista molecolare non c'è nulla di nuovo, cioè la trombina (in questo caso di origine bovina) è una delle note proteine coagulanti che naturalmente i nostri corpi producono, e l'acido tannico è altrettanto ben conosciuto per le sue proprietà antibatteriche (ed entrambi sono infatti già da tempo approvati dalla Food and Drugs Administration, l'ente statunitense che regolamenta i farmaci), ma quello che qui conta è la struttura del film spruzzato sulle spugne. Ciò che interessava ai ricercatori era infatti un modo per «stipare» la maggior quantità di trombina possibile. L'acido tannico, in sostanza, interagisce con la trombina attraverso ponti idrogeno in modo tale che, strato dopo strato, si crea un microstruttura ad alta densità di trombina che aderisce perfettamente alle porosità delle spugne permettendo loro di trattenere la molecola in proporzioni prima impossibili.
Testate sugli stessi modelli animali utilizzati per saggiare i prodotti esistenti, le spugne rivestite con lo speciale multistrato bloccavano il sanguinamento già dopo un minuto di semplice pressione. Oltre a questo, queste spugne hanno un valore aggiunto di praticità: si conservano senza problemi e mantengono a lungo la loro efficacia. La ricerca è stata finanziata dalla divisione militare del MIT, Institute for Soldier Nanotechnologies, ma nel progetto è coinvolta anche l'azienda farmaceutica Ferrosan Medical Devices A/S: si pensa quindi sia ad applicazioni militari che civili. Il team di ricerca, guidati dalla professoressa Paula T. Hammond, ha pubblicato i risultati a Gennaio sulla rivista Advanced Materials.