Come ha origine il carcinoma basocellulare? Un team di ricercatori belgi ha individuato che cosa va storto quando prende inizio quello che è il tumore più comune nell'uomo.
Ogni anno si registra in tutto il mondo un milione di nuovi casi di carcinoma baso-cellulare: si tratta del tumore più frequente nell’uomo. Eppure, nonostante la sua ampia diffusione, gli scienziati non sono stati ancora in grado di decifrare completamente i fenomeni che portano alla sua comparsa. Con uno studio pubblicato dalla rivista Nature Cell Biology, un gruppo di ricercatori della Université libre de Bruxelles (ULB) spiega finalmente che cosa va storto quando cellule della pelle da normali diventano tumorali.
Carcinoma baso-cellulare, il più frequente tumore della pelle
Il carcinoma baso-cellulare (chiamato anche basalioma) è un tumore della pelle che insorge a partire dalle cosiddette cellule basali, localizzate alla base dell’epidermide (lo strato più esterno della pelle). Tra i fattori di rischio per lo sviluppo di questo tumore vi è sicuramente l’esposizione cronica al sole, tant’è vero che le zone del corpo più colpite dal tumore sono quelle che rimangono normalmente scoperte, come il il viso, il cuoio capelluto, le orecchie e il collo. Ma le radiazioni ultraviolette non sono le uniche responsabili, tanto che – seppure raramente – un epitelioma può comparire anche in zone del corpo normalmente non esposte. In questi casi, sembrano intervenire altri fattori, come l’esposizione a sostanze tossiche (come l’arsenico), oppure complicazioni dovute ad ustioni, cicatrici o addirittura vaccinazioni e tatuaggi.
Come ha origine il carcinoma baso-cellulare?
Pur conoscendo da tempo i fattori di rischio per lo sviluppo di questo tumore, gli scienziati sanno però ancora molto poco sui meccanismi molecolari che ne sono alla radice. Per cercare di capire qualcosa di più, i ricercatori belgi hanno studiato le diverse fasi che portano allo sviluppo della malattia nel topo e hanno finito per scoprire qualcosa di inaspettato: le cellule che danno origine al carcinoma baso-cellulare subiscono un processo di riprogrammazione, che le converte, da l punto di vista molecolare, a cellule molto più immature, i cosiddetti progenitori embrionali del follicolo pilifero. A questa riprogrammazione fa seguito la progressione vera e propria della malattia, che porta prima alla displasia e infine al carcinoma invasivo.
Che cosa succede dopo la riprogrammazione?
Tra gli effetti principali della riprogrammazione, gli scienziati hanno individuato un evento molecolare ben preciso: la riattivazione del gene Wnt (si pronuncia wint). Per chi studia le cellule staminali, Wnt è una vecchia conoscenza: questo gene – insieme a tutti quelli che fanno parte del suo network – svolge un ruolo chiave nel mantenere le cellule staminali in uno stato immaturo. La funzione di Wnt è quindi fondamentale per il corretto funzionamento di una cellula staminale normale: ma che cosa succede quando questo gene viene riacceso in cellule già mature (dove Wnt dovrebbe essere spento da tempo)? Quello che accade è che le cellule iniziano a comportarsi come se fossero cellule “immature”: iniziano a proliferare come non dovrebbero e smettono di svolgere le funzioni cui sono preposte: è nata una cellula tumorale.
No Wnt, no tumor
Questo è quello che accade nel caso del carcinoma baso-cellulare. Gli scienziati della Université libre de Bruxelles hanno scoperto infatti che non appena la cellula va incontro ad una trasformazione tumorale, uno dei primi effetti è proprio la riaccensione di Wnt. In definitiva, non solo Wnt gioca un ruolo chiave nel mantenere le cellule staminali normali, ma è un fattore fondamentale di regolazione dell’inizio di un tumore. La prova del nove la forniscono i ricercatori stessi: quando Wnt viene spento (ad esempio tramite un farmaco), non solo viene bloccato l’inizio del tumore, ma anche la riprogrammazione genetica che ne è alla base. In altre parole: no Wnt, no tumor.
Questo studio rappresenta un notevole passo avanti nella caratterizzazione della carta di identità molecolare delle cellule tumorali e, mettendo in luce il ruolo del gene Wnt, ha identificato quello che potrebbe essere il tallone d’Achille del carcinoma baso-cellulare: il punto debole da andare a colpire per bloccare, con farmaci mirati, la progressione del tumore.