Disegnare i fiori in un modo nuovo, meticoloso ma anche con un forte impatto estetico. È quello che fa Macoto Murayama, giovanissimo talento artistico giapponese. Guardiamo insieme le sue opere, partiamo dalla sua tecnica per vedere come biologia, arte e tecnologia siano spesso punti di vista diversi per osservare la natura.
Macoto Murayama è un giovane artista giapponese che ha esordito nel 2009 con la prima mostra delle sue opere originali; da allora la sua tecnica si è affinata ed è richiestissimo. Eppure Murayama ha iniziato da una personale passione per i fiori, rappresentati secondo le tecniche moderne del 3dsMAX software. Da studente di architettura ha deciso di rappresentare la botanica secondo lo stile ingegneristico minuzioso che normalmente viene applicato ai disegni di ponti o palazzi.
Ricerca del dettaglio
Per fare questo l’artista seziona i vari componenti dei fiori e li studia e riproduce al millimetro, poi li rimette insieme sotto forma di immagini tridimensionali, creando diverse opportunità di consistenza, colore o la possibilità di creare video. Murayama coglie «la parte inorganica e meccanica nascosta dietro l’elemento fiore», come lui stesso ha dichiarato. Infatti la sua mostra più recente si chiama Inorganic Flora, dalla Frantic Gallery di Tokio ora viaggia in giro per il mondo (in questi giorni ad Amburgo, Germania).
Estetica ossessione
Come per tutte le forme di arte anche in questo caso le sue opere suscitano diverse reazioni. Qualcuno trova il modo dettagliato di misurare le varie componenti dei fiori (ovaio, pistilli e steli) quasi ossessivo e maniacale. Altri invece ne apprezzano la riproduzione botanica fedele, utilissima anche dal punto di vista scientifico (l’artista è iscritto infatti alla Japanese Association of Botanical Illustration). Su una cosa tutti sono d’accordo comunque, l’enorme impatto estetico delle sue opere e la loro versatilità.
Artista part-time
Purtroppo come ricorda Linda Ann Vorobik, illustratrice botanica professionista, in un’intervista del Scientist, bisogna sempre fare i conti con i bilanci: i libri di botanica richiedono le classiche tavole disegnate perché meno costose rispetto alla grafica tridimensionale. Infatti Murayama, nello stesso articolo, ammette che al momento riesce a mantenersi grazie a un lavoro part-time presso un fiorista. Sembrerebbe impossibile che un giovane così talentuoso rientri nei cliché dell’artista squattrinato e del giapponese umile e devoto. A vedere il suo lavoro artistico, scommetterei ancora per poco.