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Batteri al sale e al gelo

Troveremo mai la vita su altri pianeti? Intanto abbiamo ancora molto da imparare su quella terrestre: ecco i batteri che sopravvivono al gelo e all'estrema salinità del Lago Vida.
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Troveremo mai la vita su altri pianeti? Intanto abbiamo ancora molto da imparare su quella terrestre: ecco i batteri che sopravvivono al gelo e all'estrema salinità del Lago Vida.

 

In alto l’accampamento del gruppo di ricerca vicino al lago Vida, in basso dettaglio del prelevamento e analisi dei campioni (Crediti: Peter Glenday via University of Illinois at Chicago)


Non sappiamo ancora se c’è vita extra-terrestre, ma sappiamo per certo che certe forma di vita terrestri non avrebbero particolari problemi a vivere su altri corpi celesti. L’ultimo esempio viene dall’Antartide, per la precisione dal bacino del Lago Vida.

Il Lago Vida è sigillato da una coltre di ghiaccio di venti metri. La temperatura media è di -13°C e la salinità di 200 psu (practical salinity unit), cioè quasi 6 volte quella dell’acqua marina. Praticamente una salamoia gelida.

Eppure un team internazionale di ricercatori, guidato da Alison E. Murray (Division of Earth and Ecosystem Sciences, Desert Research Institute, Reno, USA) ha rivelato con una pubblicazione sulla rivista PNAS che il "lago" ha una grandissima biodiversità microbica.

Anche sapendo quanto siano straordinari gli organismi estremofili, la presenza di vita in queste condizioni è, in principio, controintuitiva: si stima che le acque del lago siano completamente sigillate dall’ambiente esterno almeno da quasi 3000 anni, un ambiente impenetrabile alla luce e privo di fonti di calore. Eppure la vita ha trovato la sua strada: le fotografie al microscopio elettronico a scansione e le analisi molecolari dei campioni prelevati nel 2010, perforando la spessa coltre di ghiaccio, non lasciano dubbi.
 

Batteri del lago Vida al microscopio elettronico a scansione (Crediti: Christian H. Fritsen, Desert Research Institute via NASA Science News)

Non è ancora completamente chiaro l’eccezionale metabolismo di questi organismi che, oltre tutto, appartengono in maggioranza a gruppi ben noti (tranne uno che, forse, appartiene a un nuovo phylum), ma i ricercatori pensano, stando alle caratteristiche geochimiche dell’ambiente, che si tratti di una forma di chemioautotrofia che usa l’abbondante idrogeno molecolare presente come fonte primaria di energia.

Riportiamo le parole di Alison Murray: «La nostra conoscenza dei processi geochimici e microbici negli ambienti gelidi e senza luce, in particolar modo quelli a temperature sotto zero, era quasi nulla fino ad oggi. Questo lavoro espande la nostra comprensione del tipo di vita che può sopravvivere in questi isolati crioecosistemi, e di come differenti strategie possono essere usate per esistere in questi ambienti inospitali.»

Le condizioni "estreme" che troviamo al Lago Vida sono probabilmente molto comuni nella galassia, anche nel nostro Sistema Solare. Dice infatti Chris McKay, planetologo della NASA (che ha in parte finanziato lo studio):   «Questo è probabilmente il miglior esempio che possiamo avere dei possibili ecosistemi presenti nelle acque della lina di Saturno, Encelado, e di Europa, una delle lune di Giove».

Gli ecosistemi sub-glaciali sono sempre più presi d’assalto dai ricercatori: non saranno mondi alieni, ma poco ci manca. Infatti, in pochi altri luoghi sulla Terra si possono trovare ambienti tagliati fuori dal resto del pianeta da millenni o, addirittura milioni di anni, come è il caso del Lago Vostok.

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