Tartarughe giganti ma vulnerabili
Le tartarughe giganti si possono considerare, senza esagerare, le "star" dell'arcipelago ecuadoregno, che deve il suo nome proprio a questi grossi animali. Il nome Galápagos, infatti, deriva dallo spagnolo 'galápago' (letteralmente 'sella'), termine usato dai primi esploratori per descrivere il carapace di queste tartarughe. Le isole ospitano oggi un numero stimato di circa 20-25.000 tartarughe giganti, grazie anche ai numerosi progetti di conservazione e di protezione vulnerabili. Delle 15 specie descritte finora, infatti, ben 4 si sono estinte a causa soprattutto della caccia sconsiderata da parte dell'uomo. Da ricordare almeno la storia del solitario George, icona delle Galápagos, ultimo esemplare di Chelonoidis abingdoni morto del 2012 (di George e dell'estinzione delle tartarughe abbiamo parlato anche qui). Oggi questi pacifici giganti sono oggetto di numerosi studi di conservazione e di ripopolamento.Stessa isola, specie diverse
Proprio in collaborazione con il Galápagos National Park Service e l'organizzazione Galápagos Conservancy, un team di scienziati americani ha analizzato geneticamente e morfologicamente le tartarughe giganti che abitano l'isola di Santa Cruz. La cosa che ha attirato l'attenzione degli studiosi già un decennio fa è la particolare distribuzione degli esemplari sull'isola. Una grossa comunità, composta da qualche migliaio di tartarughe, vive nella zona occidentale dell'isola, nell'area chiamata La Reserva. Altri 250 esemplari, invece, vivono in un'area completamente separata, circa 20 km più est nella zona di Cerro Fatal. Si tratta di un'unica specie che ha trovato collocazioni diverse o di due specie distinte? Difficile dirlo dalla sola analisi morfologica. Il carapace di questi animali, spesso ultracentenari, riporta i segni del tempo che ben mimetizzano le piccole differenze tra specie.
La distribuzione delle due popolazioni di tartarughe nell'isola di Santa Cruz (Immagine: Poulakakis et al.)
I ricercatori sono ricorsi quindi alla genetica analizzando il DNA di 51 tartarughe di entrambi i gruppi e riscontrando 25 mutazioni del DNA mitocondriale e 12 regioni variabili nel DNA nucleare. Queste differenze scritte nel DNA dei giganti delle Galápagos hanno permesso di capire che le due popolazioni di tartarughe appartengono a specie diverse, la Chelonoidis porteri nella Reserva e la nuova Chelonoidis donfaustoi a Cerro Fatal. Ma c'è di più. Combinando i nuovi dati con quelli ricavati da campioni raccolti nei 20 anni precedenti, gli scienziati hanno individuato i "parenti" più stretti di C. donfaustoi in un'altra isola dell'arcipelago, l'isola di San Cristobal, segno che l'isola di Santa Cruz ha vissuto due ondate di "colonizzazione" distinte.
Don Fausto, l'amico delle tartarughe
Il nome della nuova specie, donfaustoi, è dedicato a Fausto Llerena Sánchez, per gli amici don Fausto, che per ben 43 anni ha lavorato come ranger del Parco Nazionale delle Galápagos. A lui va il merito di essere riuscito nel difficile compito di far riprodurre questi animali in cattività e di essersi preso cura del solitario George e di tutte le altre tartarughe del parco con particolare impegno e dedizione. Lo stesso che viene dedicato dai numerosi progetti in corso alla tutela delle tartarughe e di tutta la biodiversità di questo luogo magico, l'arcipelago delle Galápagos, che regala ancora delle belle sorprese.
Don Fausto immortalato con un esemplare di Chelonoidis donfaustoi che deve il suo nome proprio al ranger del Parco Nazionale delle Galápagos. (Immagine: Washington Tapia)
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