Rocce sottosopra
I ricercatori hanno analizzato le rocce prelevate da una campagna di trivellazione nel cuore del cratere messicano. Con le escavazioni hanno perforato il fondale oceanico fino a 1335 metri di profondità: a poche centinaia di metri sotto la superficie hanno trovato rocce granitiche, cioè rocce ignee, e al di sotto di queste, rocce sedimentarie. Gli scienziati sostengono che questo granito superficiale provenga in realtà dalle profondità della crosta terrestre, tra i 7 e gli 8 kilometri più in basso. Se si trova a soli 700 metri dalla superficie, al di sopra di altre rocce, deve essere successo qualcosa che ha causato una sorta di capovolgimento, portando il granito in cima. Ma che cosa? Pare che quando l’asteroide ha colpito la superficie della Terra l’impatto abbia rilasciato una grande quantità di calore capace di fondere la roccia. A questo punto la roccia fusa è "schizzata" verso l'alto (come gli schizzi provocati dal lancio di un sasso in uno stagno) ricadendo poi verso il basso per effetto della gravità, formando la tipica struttura circolare. Questi dati smentirebbero l'idea secondo cui nella formazione del cratere la roccia polverizzata e fusa dall'impatto resterebbe di fatto ferma, senza "schizzare" in più direzioni. L'assetto delle rocce dei campioni estratti indicherebbe invece che il granito delle profondità è affiorato violentemente andando a finire sopra altre rocce più superficiali. Il granito rinvenuto presenta infatti cristalli grossi e ben formati: questa caratteristica suggerisce che il granito si è formato dal lento raffreddamento di rocce fuse. L’anello montuoso che osserviamo nell'area, quindi, è fatto di materale profondo risollevato che è ricaduto su se stesso.
L'illustrazione mostra la penisola dello Yucatán e la posizione del cratere, che si trova per metà sommerso dal mare. Le perforazioni effettuate dagli scienziati sono avvenute sulla costa di Progreso, circa in corrispondenza del punto rosso nella prima immagine. (Immagine: Wikimedia Commons)