Lo studio dei cambiamenti climatici, come quello di molti fenomeni complessi, non può fare a meno di affidarsi a modelli numerici. Questo però non vuol dire che gli scienziati non facciano continuamente esperimenti nel senso più classico del termine. Per studiare gli effetti del riscaldamento globale sull'ecosistema, in Antartide un gruppo di ricercatori ha riscaldato artificialmente una sezione di fondo oceanico. In questo modo è stato possibile vedere come le comunità di organismi acquatici potrebbero reagire all'aumento di temperatura previsto a 50 e a 100 anni.
Il primo esperimento del suo genere
L'esperimento dei ricercatori è cominciato nell'Ottobre del 2014. Dei sommozzatori hanno posizionato sul fondo oceanico 12 pannelli riscaldanti collegati all'alimentazione elettrica sulla terraferma più vicina, l'isola di Adelaide. Su ogni pannello era stata abrasa un'area di 9.8 per 9,8 cm per facilitare l'insediamento degli organismi del fondo marino. 4 pannelli erano riscaldati a 2 gradi in più rispetto alla temperatura circostante, 4 a un grado, e 4 erano il controllo. Periodicamente i sommozzaori fotografavano ad alta definizione i pannelli, poi dopo nove mesi l'esperimento è stato interrotto a causa di un guasto all'alimentazione e sono stati prelevati.
Risultati inaspettati
Secondo i rapporti derivati dall'equazione di Arrhenius, i ricercatori si aspettavano un aumento della crescita degli organismi tra il 7 e il 12% per ogni grado in più. Invece alcune specie sono cresciute al una velocità doppia. Sui pannelli riscaldati di un grado (condizione prevista tra cinquant'anni), i ricercatori hanno osservato che il briozooFenestrulina rugula aveva invaso i pannelli facendo diminuire la diversità. F. rugula è infatti una specia a "strategia r", che cioè si riproduce molto rapidamente in condizioni favorevoli. La situazione sui pannelli riscaldati a due gradi (tra 100 anni) era ancora differente: F. rugula era cresciuta, ma non quanto sugli altri pannelli riscaldati. Altre specie invece sono cresciute in maniera simile nelle due condizioni sperimentali. In tutto i ricercatori hanno trovato 23 specie tra briozoi, spugne, vermi policheti, idrozoi e spugne, di cui 8 presenti su tutti i pannelli.
Quali conseguenze?
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Current Biology ed è stata giudicata dagli altri ecologi molto innovativa. Si tratta comunque di un esperimento pionieristico, e dovrà essere ripetuto prima di cominciare a trarne conclusioni più generali. Quello che preoccupa i ricercatori in base a questi dati preliminari è che alcune delle specie del fondale antartico potrebbero non riuscire ad adattarsi al riscaldamento, e che questo possa causare danni all'ecosistema antartico nel suo complesso.
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Immagine in apertura: Idola di Adelaide, Di Vincent van Zeijst (Opera propria) [CC BY-SA 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], attraverso Wikimedia CommonsImmagine box: skeeze via Pixabay