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Consigli vegetali per resistere al gelo

Le angiosperme hanno colonizzato anche i luoghi più freddi, ma molti dei loro adattamenti per superare il gelo erano già presenti.
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Quando fa molto freddo, i mammiferi vanno in letargo, o per lo meno aumentano il grasso sottocutaneo e infoltiscono la pelliccia. E le piante? Non potendosi spostare, devono resistere al gelo come riescono. Ma non fatevi ingannare: sono ben equipaggiate. Le prime piante con fiori (le angiosperme) si sono evolute in luoghi dal clima tropicale caldo. Ma nella conquista delle terre emerse nemmeno le latitudini più estreme o le cime montuose le hanno fermate, tanto che oggi sono di gran lunga il gruppo dominante, con circa 300 000 specie. Per passare dai tropici all’artico, naturalmente, è stato necessario adottare alcune strategie, ma tutto sommato nemmeno troppe. Un team internazionale di ricercatori ha infatti scoperto che molti adattamenti utili ad affrontare il gelo erano già presenti da tempo. Semplicemente, sono stati riutilizzati per altri scopi.

Le angiosperme si sono evolute ai tropici, ma oggi colonizzano anche le regioni polari e le cime montuose (Immagine: Wikimedia Commons)
Nello studio, pubblicato su Nature, i ricercatori hanno ricostruito il più grande albero evolutivo delle angiosperme finora realizzato, che include oltre 32 000 specie. Hanno quindi individuato alcuni tratti fondamentali per superare i mesi più freddi, in gran parte sfruttando gli immensi database del National Evolutionary Synthesis Center in North Carolina e della Macquarie University in Australia. Tra i principali adattamenti c’è la perdita delle foglie tipica delle caducifoglie, spesso accompagnata a una riduzione dell’apparato radicale e all’interruzione del trasporto di liquidi fino al ritorno della bella stagione. Altre piante, invece, si disfano anche del fusto, lasciando alle radici il compito di ricostruirlo. I semi svernanti sono un’altra ottima soluzione, economica ed efficace.

La perdita delle foglie è uno degli adattamenti delle piante per evitare il congelamento (Immagine: Wikimedia Commons)
Oltre al freddo, però, c’è un altro pericolo mortale. Il congelamento e il disgelo infatti possono portare alla formazione di piccole bolle d’aria (come quelle che si osservano nei cubetti di ghiaccio). Bolle sufficientemente grandi, formate dall’unione di bolle più piccole, potrebbero ostruire completamente i vasi che trasportano acqua e linfa, condannando a morte la pianta. Per ridurre un simile rischio, alberi come il pioppo e la betulla hanno ridotto le dimensioni delle cellule vascolari. Quando i ricercatori hanno combinato i dati sul congelamento di foglie e steli di migliaia di specie con il loro albero evolutivo, hanno avuto qualche sorpresa. Alcuni adattamenti, come la rigenerazione dall’apparato radicale e la riduzione delle cellule dei tessuti vascolari erano già presenti molto tempo prima che le piante sperimentassero l’ibernazione. Questi tratti si erano probabilmente evoluti per far fronte a periodi di siccità, ma si sono rivelati molto utili anche per superare la sfida del freddo. Fanno eccezione le caducifoglie: la perdita delle foglie si è infatti evoluta come specifica strategia antigelo.
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