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Da dove passarono gli elefanti di Annibale?

Un professore di geografia di Toronto potrebbe essere vicino a sciogliere un enigma che dura da due millenni...
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Durante la seconda guerra punica, il generale cartaginese Annibale riuscì in un'impresa che ancora oggi sembra uscita da un libro di mitologia. Dopo aver conquistato buona parte dell'attuale Spagna, Annibale pensò che era giunto il momento politico opportuno per portare la guerra alle porte di Roma. Dopo aver espugnato la città di Sagunto, importante alleata di Roma nella penisola iberica, nella primavera del 218 a. C. Annibale mise in marcia il suo enorme esercito verso l'Italia. Un gruppo di scienziati ora afferma di aver identificato il valico attraverso alle Alpi utilizzato dal condottiero.  

Ospiti ingombranti

Annibale voleva attraversare le Alpi entro l'arrivo dell'inverno, e aveva una ragione in più afferttarsi: la sua armata comprendeva anche alcune dozzine di elefanti da guerra, che nelle montagne innevate sarebbero stati ancor più fuori posto. Le perdite tra le truppe e gli animali furono considerevoli, ma alla fine l'esercito riuscì ad attraversare la catena montuosa. Dopo un primo, vittorioso, scontro con Publio Cornelio Scipione nel novembre del 218 a.C. (Battaglia del Ticino), le truppe di Annibale al completo affrontarono quelle del console Tiberio Sempronio Longo nella Battaglia del Trebbia. Roma fu di nuovo sconfitta, e una parte del merito va anche ai pachidermi, che nella pianura piacentina riuscirono a imporsi sulla cavalleria romana. Queste imprese sono giunte fino a noi soprattutto grazie agli storiografi Tito Livio e Polibio, ma le loro descrizioni, a volte discordanti, non permettono di stabilire con certezza da dove Annibale abbia fatto passare il suo esercito, elefanti compresi.  

Due millenni di dibattito

Varie ipotesi per il viaggio intrapreso da Annibale quando ha attraversato le Alpi nel 218 aC. AD (Immagine: Ursus (Own work) Wikimedia Commons)
Annibale avrebbe potuto prendere almeno tre percorsi, ma finora sulle Alpi non è stato trovato nessun manufatto indicativo del passaggio dell'armata. Sia Livio che Polibio descrivono però una frana che avrebbe bloccato l'esercito, costringendo gli ingegneri di Annibale ad aprire un passaggio attraverso di essa. Secondo gli storiografi le rocce che bloccavano erano state trasportate da due distinti movimenti franosi, uno più antico e uno più recente. Un'altra caratteristica chiave descritta nei testi è la presenza di terreno ghiacciato. Nel 2008 William C. Mahaney, professore emerito di geografia alla York University (Toronto), ha cominciato a cercare un valico compatibile con queste caratteristiche identificandolo nel colle delle Traversette, situato nell'alto bacino del Po. La stessa ipotesi era stata avanzata negli anni '50 del secolo scorso dal celebre embriologo britannico Gavin de Beer e, dopo il ritrovamento della frana, Mahaney si convinse sempre di più che l'eclettico intellettuale aveva visto giusto. In una serie di pubblicazioni successive lo studioso, che al quotidiano inglese Guardian ha confessato di essere motivato dalla sua passione per la storia antica, ha presentato  una serie dati compatibili con questo itinerario, tra cui la presenza di vegetazione utilizzabile come foraggio e pozze per abbeverare uomini e animali. Ma dov'era la pistola fumante che dimostrava una volta per tutte il passaggio di Annibale?  

Un aiuto dalla biologia...

Anche se gli archeologi non hanno trovato manufatti, decine di migliaia di uomini con cavalli, muli, ed elefanti al seguito non possono essere passati senza aver lasciato qualcosa dietro: i loro escrementi. Nel 2011 Mahaney e i suoi collaboratori hanno scovato, poco più in basso del valico, una palude. Forse il generale cartaginese si è fermato qui per far riprendere gli uomini dopo il faticoso passaggio? Il team ha quindi cominciato ad analizzare i sedimenti della palude e a marzo ha presentato i risultati con una pubblicazione in due parti (parte I, parte II) sulla rivista Archeometry. Secondo gli studiosi i sedimenti organici prelevati dal sito indicano non solo un rimaneggiamento compatibile col calpestio di migliaia di mammiferi (a due e a quattro zampe), ma sono anche caratterizzati da uno strato che gli studiosi chiamano MAD (Massive Animal Deposition). Questo strato, secondo gli studiosi, presenta dei biomarcatori compatibili con le feci depositate dall'armata, e infatti in nessun altro luogo nelle alpi è possibile trovare caratteristiche analoghe, nemmeno lungo i percorsi delle transumanze di bestiame. La datazione al Carbonio 14 di questo strato è compatibile con la seconda guerra punica, ed è stato addirittura possibile effettuare alcune analisi genetiche: la biodiversità delle specie batteriche identificabili grazie all'RNA ribosomiale, è compatibile con l'ipotesi di un rapido accumulo di materiale fecale depositato oltre due millenni fa. Il lavoro di Mahaney e del suo gruppo non è però ancora sufficiente a convincere tutti e a dichiarare chiuso il dibattito. Se però ulteriori analisi sull'ipotetico itinerario proposto da de Beer dovessero nascondere tracce biologiche inequivocabilmente indicative di un gruppo elefanti (Loxodonta africana) a spasso per le Alpi, i dubbi sarebbero definitivamente sciolti e un enigma millenario avrebbe finalmente trovato la sua risposta.   Immagine in apertura:  Jacopo Ripanda (attr.), Annibale in Italia, Affresco, Inizio XVI secolo (Musei in Comune - Roma)
Immagine box: By Mediterranean at 218 BC-en.svg: Goran tek-enderivative work: Cristiano64 [CC BY-SA 3.0], via Wikimedia Commons
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