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Dai pini alla plastica?

Continua la ricerca dei chimici per rendere le plastiche interamente rinnovabili: un aiuto potrebbe forse arrivare dalla resina delle conifere
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Potremmo certamente fare molto per ridurne l'impiego, ma non potremmo mai fare a meno della plastica. Non tutte le plastiche però sono uguali: alcune, oltre a essere riciclabili, sono biodegradabili e prodotte da fonti rinnovabili, come l'amido di mais. C'è però ancora molto lavoro che i chimici devono fare per rendere la loro produzione realmente sostenibile. E se potesse arrivare un aiuto dalle foreste di conifere?  

Sostenibili, ma non totalmente

La bioplastica più conosciuta è il Pla, cioè l'acido polilattico, un poliestere. Questa plastica ha moltissime applicazioni, dall'agricoltura alle medicina, anche grazie al fatto che è possibile variare le sue proprietà fisiche tramite copolimerizzazione: i lattidi che la costituiscono sono uniti a un altro monomero, costituito da ε-caprolattone. La plastica così ottenuta non è solo più versatile, ma anche più facilmente biodegradabile. L'unico problema è che il caprolattone normalmente è ottenuto da combustibili fossili. I ricercatori di tutto il mondo sono quindi alla ricerca di alternative rinnovabili, e un gruppo di chimici britannici sembra averla trovata... nella resina di pini e abeti.   Nuovi usi dei terpeni Come spiegano i ricercatori dell'Università di Bath nello studio pubblicato su >Polymer Chemistry i terpeni sono una classe di composti molto abbondante in natura e sono principali costituenti degli oli essenziali con cui realizziamo i nostri profumi. Alcuni terpeni, come il mentolo, possono essere lavorati per ricavare composti chimici in grado di polimerizzare. Il mentolo, però, non è particolarmente abbondante, mentre ogni anno si producono ben 350.000 mila tonnellate di trementina, un popolare solvente ottenuto dalla distillazione della resina, costituito quasi totalmente da terpeni, come il b-pinene.
Immagine: geraldsimon00 via Pixabay
I chimici usato questo terpene come punto di partenza per arrivare a una molecola molto simile a ε-caprolattone (4 -isopropilcaprolattone), che come quest'ultimo può polimerizzare.   Molta strada da fare... Il lavoro dei ricercatori dimostra che è possibile ottenere composti interessanti nel contesto della chimica verde a partire da una fonte abbondante e rinnovabile, ma non aspettatevi che da un giorno all'altro cambi il nostro modo di fabbricare la plastica. I chimici hanno ottenuto solo pochi microgrammi, troppo pochi per una rivoluzione ma abbastanza per confermare la validità dell'approccio. Una chimica meno dipendente dai combustibili fossili, del resto, è un obiettivo globale della ricerca chimica, e speriamo di vederne presto i frutti, siano i pini o l'anidride carbonica succhiata dall'aria.
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