Dipinto rupestre rivenuto a Ukalamba Drakensberge, in Sudafrica (Immagine: Wikimedia Commons)
Perché è così difficile datare i dipinti rupestri?
Datare l’arte rupestre è un’operazione difficile e rischiosa. Il campionamento può causare gravi danni ai dipinti e, per di più, questo rischio non è controbilanciato dalla garanzia di successo. I campioni raccolti possono infatti risultare poco attendibili per i motivi più svariati: perché è difficile distinguere i materiali originali dai contaminanti moderni depositatisi sulla roccia; perché molti dipinti in Africa, a differenza di quelli europei, abbondano di composti a base di manganese e sono invece poveri di carbonio, indispensabile per l’analisi al carbonio-14; infine, perché anche i pigmenti contenenti carbonio non sono del tutto affidabili per la radiodatazione: basti pensare al caso del carboncino, che può anticipare la datazione anche di diversi secoli.Una nuova tecnica per datare l’arte rupestre
Per far fronte a questi ostacoli, i ricercatori hanno messo a punto un rigoroso protocollo di analisi dei pigmenti. Per prima cosa, hanno asportato in modo “chirurgico” campioni di appena mezzo millimetro quadrato, sufficiente per una prima analisi al microscopio elettronico a scansione e allo spettrometro. Solo nei casi in cui la quantità di carbonio è risultata adeguata, il team ha prelevato campioni più consistenti per la radiodatazione. Per assicurare una radiodatazione attendibile, i ricercatori hanno “ripulito” i campioni dai contaminanti più recenti, formati da depositi di ossalato di calcio, solfato di calcio, carbonato di calcio e argilla. Rimaneva però un ultimo ostacolo da superare: il carbonio contenuto nei pigmenti doveva essere datato in modo attendibile.
Dipinto rupestre della cultura San rinvenuto in Sudafrica (Immagine: Wikimedia Commons)