Aula di scienze

Aula di scienze

Persone, storie e dati per capire il mondo

Speciali di Scienze
Materie
Biologia
Chimica
Fisica
Matematica
Scienze della Terra
Tecnologia
I blog
Sezioni
Come te lo spiego
Science News
Podcast
Interviste
Video
Animazioni
L'esperto di matematica
L'esperto di fisica
L'esperto di chimica
Chi siamo
Cerca
Science News

Diamoci una mossa

Per consumare meno energia, dobbiamo prima capire come la usiamo. In questo estratto di Energia per l’astronave Terra (Chiavi di lettura Zanichelli, 2017), Nicola Armaroli e Vincenzo Balzani riflettono su come l’efficienza, da sola, non basti.
leggi
di Nicola Armaroli e Vicenzo Balzani   Abbiamo cercato di dare qualche esempio dei numerosi sprechi energetici che caratterizzano la civiltà moderna e la normale vita delle persone. A questo punto ci si può chiedere come si possa personalmente contribuire a invertire la rotta. I consigli per risparmiare energia e ridurre gli sprechi si trovano ormai ovunque. Tra i più attivi in queste campagne informative vi sono le stesse aziende energetiche: smaniose di offrire un’immagine più ecologica (con la propaganda che gli inglesi chiamano greenwashing), propongono campagne di sensibilizzazione al risparmio energetico.
Questo testo è un estratto di Energia per l'astronave Terra (Zanichelli, terza ed., 2017).
Nella lotta agli sprechi il primo obiettivo da perseguire è, come sempre, la conoscenza: rendersi conto di dove e come si consuma, in modo da essere più incisivi nella nostra azione. Purtroppo infatti c’è una grande sproporzione tra la percezione che abbiamo dei nostri consumi energetici e la loro effettiva distribuzione. Un’indagine ha rivelato che il cittadino europeo medio è convinto che il 40% del proprio consumo vada ad alimentare elettrodomestici e sistemi di illuminazione. In realtà quei consumi sono 5 volte più bassi di quanto percepito, ma sono molto avvertiti in quanto più direttamente «visibili». La realtà è che, in media, oltre la metà dell’energia consumata dal cittadino europeo serve per riscaldare gli ambienti in cui vive, e quasi un altro terzo serve per far funzionare le sue automobili. La prima cosa da fare è quindi coibentare i muri esterni degli edifici e abbassare da 21 a 19 gradi il termostato di casa: questo riduce fino al 20% i consumi per il riscaldamento e fa risparmiare un sacco di soldi sulla bolletta del gas. Particolare attenzione va posta sull’uso dell’auto: oltre a comprarne una molto efficiente è bene evitare di usarla per percorsi brevi, tenere basso il regime del motore e controllare spesso la pressione delle gomme. Se siamo particolarmente virtuosi potremo auto-abbassarci il limite di velocità in autostrada a 110 km/h: risparmieremo il 35% del carburante. È evidente però che se poi usiamo i 100 euro così risparmiati per comprare due biglietti aerei low-cost e passare un fine settimana a Tenerife, il nostro virtuosismo energetico autostradale è stato inutile. Anzi, è stato dannoso. L’energia nei consumi finali è costituita solo per un quarto dall’elettricità. Tuttavia i consumi elettrici crescono più velocemente dei consumi energetici complessivi. Quindi, anche se per ora sono inferiori a quanto percepiamo, debbono essere tenuti attentamente sotto controllo per ridurre gli sprechi. In molte case si riscalda l’acqua per la doccia o il bagno con l’elettricità: questo è uno spreco di energia veramente assurdo dal punto di vista termodinamico. Infatti quell’energia elettrica, preziosa e concentrata, proviene da una centrale in cui è stata generata proprio a partire da calore. A sua volta, il calore nella centrale è prodotto bruciando combustibili fossili, non rinnovabili e inquinanti. Ma due terzi di quel calore debbono essere buttati via per convertire in potenza elettrica il rimanente terzo… Un altro spreco molto diffuso è quello degli apparecchi che rimangono inutilmente in standby come televisori e computer (lo standby è invece indispensabile, naturalmente, per gli impianti antifurto e i cancelli automatici). A partire dal 2013 la legislazione europea impone un consumo massimo di 0,5 W per ogni apparecchio in condizione di standby. Si stima che questo permetta di risparmiare 35 TWh/anno, pari all’intero consumo elettrico della Romania. L’incessante diffusione di apparecchi perennemente collegati alla rete (tv, computer, decoder) ha spinto l’Unione Europea a imporre, a partire dal 2017, limiti più stringenti per questi dispositivi: 3– 12 W contro i 20–80W precedentemente permessi. Per quanto riguarda l’illuminazione, l’efficienza intrinseca è ancora bassissima: tenuto conto dell’efficienza della produzione elettrica, della trasmissione e della conversione, 100 unità di energia primaria immesse in una centrale termoelettrica producono meno di 1 unità di servizio energetico utile (luce) in una lampadina a incandescenza, bandita dal mercato ma ancora diffusa ovunque. Più di 99 unità di energia primaria sono trasformate in calore e riversate nell’ambiente come rifiuto. Questo ennesimo angosciante spreco è in corso di eliminazione grazie alla progressiva sostituzione delle lampade a incandescenza con lampade a LED. Forse si riuscirà a convincere le persone che è assolutamente necessario rendere più efficiente il modo di scaldare, illuminare, spostarsi. Tuttavia non illudiamoci: tutto questo non basterà per affrontare con successo la transizione energetica che ci attende. La storia dell’energia e dello sviluppo tecnologico ci insegnano che i miglioramenti nell’efficienza della conversione energetica sono generalmente accompagnati da aumenti dei consumi, poiché aumenta anche la ricchezza materiale delle persone e quindi la capacità di acquisto di nuovi beni. Deve quindi entrare nella mentalità comune un concetto semplice ma poco attraente: in vista della transizione energetica i cittadini più ricchi del pianeta – noi compresi – devono ridurre i propri consumi energetici e non soltanto «migliorarli». È evidente che portare i figli a scuola in auto rappresenta il più delle volte uno spreco energetico. Tuttavia ci sono responsabilità che vanno al di là del senso civico delle persone e che chiamano in causa classi dirigenti inadeguate e incapaci di fare piani a lungo termine. Quanti candidati mettono al primo punto dei loro programmi elettorali la creazione di piste ciclabili sicure? Sarebbe un investimento straordinario per la qualità della vita e le casse pubbliche (ma non per il PIL): meno inquinamento, meno obesità, meno strade rotte, meno costi per il sistema sanitario nazionale. A fronte di questa inazione è avvilente osservare quanto zelo e quante energie vengano spese nel racimolare fondi pubblici per nuove infrastrutture stradali che saranno pronte tra 10 – 20 anni, quando l’attuale sistema dei trasporti ad alta intensità energetica dovrà essere superato. Le infrastrutture che dobbiamo progettare oggi, senza perdere un attimo di tempo, sono quelle di trasporto pubblico e di massa, specie su rotaia. Le poche risorse disponibili vanno concentrate lì. A Berlino, città tra le più moderne al mondo, negli ultimi quindici anni sono state realizzate centinaia di kilometri di piste ciclabili e il traffico è diminuito del 20%. In California, lo Stato più ricco della nazione più ricca del mondo, i consumi energetici pro capite sono più bassi oggi che nel 1975. È dunque dimostrato che i ricchi, se vogliono, possono consumare meno energia.
Questo testo è un estratto di Energia per l'astronave Terra (Zanichelli, terza ed., 2017). Consulta tutto il catalogo sul sito della collana Chiavi di Lettura
armaroli_banner
armaroli
armaroli_box

Devi completare il CAPTCHA per poter pubblicare il tuo commento