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Tutti d’accordo sugli accordi?

Le persone amusiche non riescono a percepire quando c’è armonia tra due suoni. Ma come si percepisce l’armonia musicale? Quanto conta la fisiologia dell’udito e quanta parte ha la psicologia? Uno studio canadese esplora la psicoacustica e sembra indicare la necessità di un ripensamento generale delle teorie sulla percezione dell’armonia
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Marion Cousineau e i colleghi del Dipartimento di psicologia dell’Università di Montréal hanno studiato come vengono distinti suoni armonici o meno e dove inizia la percezione di un suono dissonante. La psicoacustica, questo il nome della disciplina che si occupa di questi temi, studia infatti la percezione soggettiva umana dei suoni, ovvero come i suoni vengono elaborati ed interpretati dal sistema uditivo e dal cervello.

Il nostro orecchio è composto da una membrana timpanica che vibra in risposta a onde acustiche di frequenze diverse, poi il resto dell’apparato uditivo trasforma il segnale fisico in stimoli neurali. E tutto il resto? Perché ci sciogliamo ascoltando Barry White o inorridiamo al rumore delle unghie che grattano la lavagna? Quanto c’è di fisiologia e quanto di psicologia in questo?

Amusia: ti presto orecchio ma non capisco
Marion Cousineau e i colleghi del Dipartimento di psicologia dell’Università di Montréal in Canada hanno studiato come vengono distinti suoni armonici o meno e dove inizia la percezione di un suono dissonante, grazie al contributo di dieci persone con un disturbo singolare, chiamato amusia. Questa condizione rende infatti le persone incapaci di distinguere le note e di apprezzare la musicalità, nonostante a livello uditivo non presentino deficit. Si tratta infatti di un disturbo che coinvolge principalmente la corteccia cerebrale.

 

 


Le persone amusiche non percepiscono l’armonia delle note. (Immagine: shutterstock)


Cellule capellute che si muovono al ritmo di musica

Il nostro organo di percezione dell’udito è l’orecchio: si suddivide in una parte esterna, che si limita al condotto uditivo e al padiglione auricolare, una media e una interna. L’orecchio medio è formato dagli ossicini incudine martello e staffa, che amplificano la vibrazione del suono e la trasmettono alla membrana timpanica. A livello di orecchio interno, il timpano trasmette questa vibrazione all’organo della coclea o chiocciola. L’interno della coclea è pieno di un liquido gelatinoso dove sono immerse le cellule nervose dell’udito, che per le loro caratteristiche di avere dei filamenti immersi nel liquido, sono chiamate cellule capellute. 

Le persone amusiche non riescono a percepire quando c’è armonia tra due suoni. Ma come si percepisce l’armonia musicale? Quanto conta la fisiologia dell’udito e quanta parte ha la psicologia? Uno studio canadese esplora la psicoacustica e sembra indicare la necessità di un ripensamento generale delle teorie sulla percezione dell’armonia

La vibrazione del suono crea un’onda nella gelatina che fa spostare le fibre capellute dei neuroni e da questi parte un segnale verso la corteccia cerebrale. Si è visto inoltre che per ogni altezza di suono esiste una zona della gelatina che viene stimolata maggiormente e quindi a un determinato suono corrisponde uno stimolo nervoso localizzato in un certo punto della coclea. Nelle persone affette da amusia le cellule capellute vengono stimolate ma in qualche modo il loro segnale non viene interpretato e archiviato correttamente a livello cerebrale.

Armonia di squadra
L’orecchio umano è infatti capace di distinguere ogni suono per altezza, intensità e timbro, oltre a recepirne la provenienza spaziale e la durata. La situazione si complica quando parliamo di consonanza o armonia e dissonanza o battimento, che forse potremmo tradurre come stonatura, ovvero quella sensazione fastidiosa che si avverte quando un insieme di suoni o note ci infastidisce. La percezione dell’armonia o della dissonanza sono istintive o influenzate culturalmente? Ma soprattutto percepire una stonatura dipende da un processo meccanico che avviene a livello di coclea o a livello cerebrale, in una elaborazione successiva?

Gli studi di psicoacustica passati hanno messo in evidenza la soggettività dei suoni oltre una certa frequenza, come anche la capacità del nostro cervello di escludere rumori molto forti se fanno da sfondo rispetto ad altri. In particolare è stato studiato come la percezione delle dissonanze dipenda sia dall’orecchio che dalla rielaborazione cerebrale (battimenti di primo e secondo grado rispettivamente). 

I soggetti amusici presi in esame da Cousineau, nonostante il deficit neurologico, erano in grado comunque di riconoscere la presenza di dissonanze. Eppure nella la scelta tra una musica considerata armonica e una no non riuscivano a prendere una decisione netta. Questo studio pone l’accento sull’importanza della rielaborazione delle teorie sulla percezione dei suoni, ci fa comprendere quanto complessa sia la strada da compiere per capire meglio questi fenomeni, seppur grazie a questi la vita a volte ci sembra più facile. Basta ascoltare la musica giusta.

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