Mentre la cronaca è continuamente impegnata con gli effetti dei due terremoti che hanno colpito vaste aree della Pianura Padana tra modenese, ferrarese e bolognese, cominciamo a occuparci anche del dopo-terremoto affrontando il tema dello stress post-traumatico patito dai giapponesi dopo il terremoto di Fukushima del 2011.
Il terremoto e lo tsunami che hanno colpito nel 2011 il Giappone hanno fornito l’occasione per approfondire lo studio di una patologia neurologica che colpisce alcune vittime di eventi catastrofici: il disordine post-traumatico da stress (PTSD). Ne parliamo qui nell’Aula di Scienze per capire quali sono i sintomi di questo disturbo e a quali caratteristiche anatomiche si associa.
Quando un evento tragico come un terremoto, uno tsunami, un lutto, interrompono lo scorrere della normalità di tutti i giorni, il sistema nervoso centrale di alcune persone ne risente, presentando sintomi che vengono classificati come disturbo post-traumatico da stress. Se nella storia alcuni sintomi sono rintracciabili addirittura nell’Eneide, solo dopo le Guerre Mondiali e soprattutto dopo la Guerra del Vietnam questa malattia viene studiata più nel dettaglio e compresa nel DSM (Manuale di classificazione psichiatrica).
Il disturbo post-traumatico da stress
Alcuni studi di imaging in pazienti che presentavano i sintomi tipici del PTSD (incubi, insonnia, flashback, stordimento, irritabilità, tensione ed evitamento della causa scatenante) hanno evidenziato delle anomalie anatomiche a livello di corteccia: la porzione coinvolta nel controllo dell’umore era di ridotte dimensioni.
Atsushi Sekiguchi, neuroscienziato alla Tohoku University di Sendai (Giappone), ha pensato di chiarire se questo fatto fosse collegato con la patologia e se fosse antecedente l’evento traumatico o piuttosto una sua conseguenza. Ha confrontato delle risonanze magnetiche cerebrali che erano state eseguite su alcuni studenti prima dello tsunami con esami analoghi svolti dopo 3 e dopo 4 mesi dal fatto: di solito perché si possa diagnosticare un PTSD devono passare da alcune settimane ad alcuni mesi dal trauma. Oltre la risonanza gli studenti sono stati oggetto di un sondaggio con domande inerenti sintomi da disordine da stress: se evitavano persone o luoghi, se avevano incubi etc.
La corteccia cingolata anteriore
Nonostante i sintomi riferibili alla malattia, tutti gli studenti rimanevano come punteggio al di sotto o appena sotto la soglia necessaria per un PTSD conclamato. Dai risultati, pubblicati in questi giorni su Nature Molecular Psychiatry, emerge che i pazienti con maggiori sintomi erano quelli che presentavano anatomicamente un’area cerebrale ridotta già prima dello tsunami, e con sintomi crescenti durante le fasi del test. Questa area, chiamata corteccia cingolata anteriore, è coinvolta nel controllo delle emozioni. In questo modo Sekiguchi ha potuto scoprire che la ridotta dimensione della corteccia cingolata è genetica e non la conseguenza di un riadattamento neurale posteriore al trauma.
Predisposizione al PTSD
Grazie a questo studio oggi sappiamo che questa caratteristica anatomica può predisporre a sviluppare la malattia in presenza di un forte trauma. Roger Pitman, psichiatra della Harvard School of Medicine di Boston, crede che in futuro questa informazione potrebbe essere utile per conoscere una predisposizione in persone che sicuramente avranno a che fare con eventi traumatici, come per esempio i membri dell’esercito.
(immagine: ®Shutterstock)