
lo tsunami provocato dal megaterremoto dell'Oceano indiano nel 2004, di magnitudo 9.4, ha interessato migliaia di chilometri di coste, come questa di Ao Nang, in Thailandia (immagine: Wikimedia Commons)
Ora però uno studio pubblicato su Science da geologi francesi e statunitensi sfida anche questa ipotesi. Secondo i ricercatori, a decidere la massima potenza di un terremoto è anche la geometria delle faglie, in particolare il loro gradiente di pendenza (o curvatura).
Questione di curvatura
Quentin Bletery, assegnista di ricerca dell’Università dell’Oregon e coordinatore dello studio, ha esaminato la conformazione delle faglie di subduzione (dove una placca sprofonda sotto un’altra) in tutto il mondo, per conoscere la loro curvatura e le sue variazioni. «Ho calcolato il gradiente di pendenza (o curvatura) lungo le faglie principali e l’ho confrontato con la distribuzione di grandi terremoti avvenuti in passato», ha detto Bletery. «Quello che ho scoperto è il contrario di ciò che mi aspettavo: i megaterremoti si verificano in aree in cui la pendenza è più regolare, o perfino nelle faglie piatte».The Really Big One, quello veramente grosso
Un esempio di faglia piatta, del tipo più pericoloso, è quella della Cascadia, che ha scatenato l’ultimo megaterremoto il 26 gennaio del 1700. La faglia si estende lungo la costa occidentale del Nord America, dalla California al Canada. Sappiamo la data precisa dell'evento perché provocò uno spaventoso tsunami lungo le coste del Giappone, mentre i nativi americani che abitavano le coste americane non hanno lasciato testimonianze scritte.
Un'animazione che ricostruisce lo tsunami provocato nel 1700 dal megasisma della Cascadia, di magnitudo 9.0 (Fonte: YouTube)

La zona di subduzione responsabile dei megaterromoti della Cascadia. Si stima che si siano verificati 41 sismi disastrosi negli ultimi 10 000 anni, in media uno ogni 241 anni (immagine: Wikimedia Commons)
Le soglie di rottura
Un aspetto fondamentale messo in luce dal nuovo studio è che le soglie di rottura sono più eterogenee lungo le faglie curve. Ciò significa che sono limitate da porzioni che non sono ancora pronte a fratturarsi. La soglia di rottura è invece più omogenea lungo faglie piatte, e questo consente ad aree più grandi di spaccarsi contemporaneamente, rilasciando maggiore energia. Sulla base della curvatura media all’interno delle aree di rottura interessate da megaterremoti, i ricercatori hanno concluso che la probabilità che la loro intensità sia collegata alla curvatura della faglia è superiore al 99 per cento.Una mappa dei megasismi
Una scoperta importante che però non dovrebbe avere un impatto diretto sulla capacità degli scienziati di prevedere quando si verificherà un terremoto. Piuttosto, i risultati suggeriscono che non tutte le zone di subduzione possono provocare megaterremoti. Ovviamente anche terremoti di magnitudo 7 o 8 possono causare danni significativi, ma le nuove informazioni potrebbero servire a ridefinire le mappe del rischio sismico in tutto il mondo. Sempre che poi qualcuno decida di usarle per prevenire o mitigare i disastri: il 75% degli edifici dell'Oregon, per esempio, oggi non resisterebbe a un terremoto di magnitudo 9 della Cascadia. -- Immagine banner in evidenza: Wikimedia Commons Immagine box in homepage: Wikimedia Commons


