Chi ha detto che la scienza debba necessariamente dedicarsi ai grandi problemi che affliggono l'umanità? Un fisico si è disturbato a dimostrare in una pubblicazione perché il pane cade (quasi) sempre dalla parte imburrata, ed esiste un'ampia letteratura su come si formano le caratteristiche macchie di caffè. Ora una ricerca finalmente ci svela come fanno le nostre scarpe a slacciarsi.
Videocamere ad alta velocità e sudore
Secondo quanto ha dichiarato alla National Public Radio americana l'ingegnere meccanico Oliver O’Reilly (University of California, Berkeley) ha cominciato a pensare a questo mistero insegnando alla propria figlia ad allacciarsi le scarpe una decina di anni fa. Nessuno aveva ancora dato una spiegazione soddisfacente del processo che portava un nodo a regola d'arte a cedere di colpo.
O' Reilly, con l'aiuto di un paio di dottorandi, alla fine ha cominciato a studiare empiricamente il problema, sia con modelli meccanici che sottoponendo gli aiutanti a sessioni di tapis roulant con videocamere ad alta velocità puntate sui nodi. I risultati di questi esperimenti, pubblicati sulla rivista Proceedings of the Royal Society A: Mathematical, Physical and Engineering Science, era prima di tutto fornire un'ipotesi che descrivesse il processo dal punto di vista meccanico.
Una lotta che non si può vincere...
Qualunque nodo facciamo alle nostre scarpe può cedere senza preavviso perché, camminando, lo sottoponiamo a diverse forze: prima il nostro piede batte per terra (e se stiamo correndo questo sottopone il nodo a un'accelerazione pari a 7 volte la gravità terrestre) poi il movimento ondulatorio della gamba fa sì che i capi liberi si comportino come piccole fruste, e passo dopo passo i lacci vengono tirati dalla mano invisibile dell'inerzia.
Prese singolarmente queste sollecitazioni non sarebbero sufficienti a sciogliere il nodo in tempi ragionevolmente brevi, ma quando agiscono assieme nessun nodo da scarpa può resistere. I ricercatori, comunque, specificano che esistono due versioni del classico nodo da scarpa: nonostante siano molto simili, la versione forte è certamente più affidabile ma non è ancora chiaro per quale motivo visto che entrambi i nodi alla fine cedono con lo stesso meccanismo.
Dai lacci delle scarpe al DNA?
La strada per comprendere appieno il comportamento dei lacci delle scarpe sembra quindi ancora lunga, ma nelle interviste i ricercatori ipotizzano che la portata dello studio potrebbe estendersi oltre la nostra quotidianità. Secondo il coautore Christopher Daily-Diamond: «Parlando di nodi, se possiamo cominciare a capire i lacci di scarpe, allora potremmo anche applicare queste conoscenze ad altre cose, per esempio il DNA o le microstrutture, che cedono se sottoposto a forze dinamiche. Questo è un primo passo verso la comprensione del perché certi nodi siano meglio di altri, qualcosa che nessuno aveva fatto prima».
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