Il Pianeta Rosso ha reclamato un'altra vittima: mercoledì 19 ottobre, Schiaparelli, il lander della missione Exomars 2016, ha smesso di trasmettere 50 secondi prima dell'atterraggio previsto. Fino alla sera di venerdì l'Agenzia Spaziale Europea (ESA) ancora non si sbilanciava sul destino della sonda dedicata al celebre astronomo italiano e i satelliti ESA e NASA intorno a Marte continuavano a cercare di mettersi in contatto con Schiaparelli. Alla fine però HiRise, il potente telescopio a bordo dell'orbiter NASA Mars Reconnaissance Orbiter, ha fotografato delle forme sulla superficie marziana che, purtroppo, mostrano l'impatto.
Successo a metà?
La buona notizia è che Trace Gas Orbiter (TGO), la sonda orbitante che viaggiava insieme a Schiaparelli, è operativa: la parte più importante della missione Exomars 2016, sottolinea l'ESA, è stata finora un successo. La missione principale di TGO è studiare l'atmosfera marziana alla ricerca di quei gas che potrebbero essere legati alla presenza di vita, come il metano, ma gli scienziati lo useranno anche per costruire accurate mappe dei rilievi marziani che faciliteranno l'atterraggio delle successive missioni. Il direttore generale dell'Agenzia Jan Wornerha dichiarato: «Abbiamo uno straordinario orbiter intorno a Marte pronto per fare scienza e a inoltrarci le trasmissioni della missione rover di Exomars del 2020».
L'importanza di rischiare
Schiaparelli era dotato di un solo strumento scientifico, oltre alla fotocamera per la ripresa della discesa, e le sue batterie potevano funzionare solo per pochi giorni. La sonda era infatti, prima di tutto, un esperimento ad alto rischio per mettere alla prova i sistemi di atterraggio che ESA sta sviluppando e, allo stesso tempo, raccogliere dati preziosi per i tentativi successivi. A differenza di quanto accade con lo sfortunatissimo lander Beagle 2 (che nel 2003 accompagnava l'orbiter Mars Express), questa volta gli ingegneri dell'ESA avranno molte informazioni per capire cosa è andato storto. I dati devono ancora essere analizzati in dettaglio, ma sembra che paracadute e retrorazzi non abbiano funzionato come previsto.
Cosa succederà al rover?
Se il bicchiere per l'ottimista è mezzo pieno, bisogna però considerare che l'esplorazione spaziale non è fatta di sola scienza. Exomars è stata dagli inizi un programma molto travagliato, con continui problemi di finanziari e organizzativi che hanno ritardato l'inizio delle missioni. L'ultimo di questi intoppi riguarda la seconda ( ben più ambiziosa) missione Exomars ricordata da Jan Worner, che dovrebbe portare sul pianeta rosso non un semplice lander, ma addirittura un veicolo robotizzato, o rover.
Commentando il rinvio di due anni, dal 2018 al 2020, qualche mese fu proprio il Direttore dell'ESA a dichiarare che la missione del rover stava «bevendo al saloon dell’ultima chance»: nonostante il rinnovato ottimismo sembra difficile credere che lo schianto di Schiaparelli non possa mettere in pericolo la missione successiva.
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Immagine in apertura e immagine box: ESA/ATG medialab