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Facebook e Twitter a scuola: stop, grazie!

Come spesso accade, quando si discute di tecnologia, il mondo anglosassone ci precede. Dopo un aumento vertiginoso della presenza dei social media in ogni ambito, scuola inclusa, ora si comincia a battere in ritirata
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Come spesso accade, quando si discute di tecnologia, il mondo anglosassone ci precede. Dopo un aumento vertiginoso della presenza dei social media in ogni ambito, scuola inclusa, ora si comincia a battere in ritirata. Molte scuole americane, infatti, a seguito di scandali, denunce e richiami, stanno introducendo veri e propri divieti dell’uso di qualsiasi comunicazione elettronica, inclusi i cellulari e le piattaforme Facebook e Twitter, due tra i social media più popolari, tra docenti e studenti. Assai più facile a dirsi che a farsi, naturalmente. Se è vero, infatti, che in molti casi sembra che sia i docenti quanto gli studenti abbiano utilizzato le varie forme di comunicazione diretta in modo inappropriato, andando talvolta ben al di là di quanto sarebbe auspicabile in una relazione basata su un impegno educativo, è altrettanto diffuso l’uso di questi strumenti in modo integrato e utile alla didattica. Il che ha portato a vere e proprie mobilitazioni contro le linee guida restrittive emanate ed approvate da molte scuole. Di fatto, sono però ormai tante le scuole in diversi stati US, tra cui California, Florida, Georgia, Illinois, Maryland, Michigan, Missouri, New Jersey, Ohio, Pennsylvania, Texas e Virginia ad aver deciso norme precise in materia di comunicazione elettronica. Il distretto scolastico di New York, uno dei più importanti del paese, sta lavorando a un proprio documento che dovrebbe essere pubblicato in primavera. Il dibattito nelle scuole americane è molto infervorato, tanto da essere finito sui media locali e nazionali. Un articolo del New York Times, dal titolo «Rules to stop pupil and teacher from getting too social online» fa il punto sulla situazione nel paese, riportando anche il dato di ben 85 denunce fatte nell’ultimo anno, di uso di linguaggio poco appropriato o di pubblicazione di informazioni troppo personali da parte dei docenti sulle pagine Facebook. Il punto, nella discussione in corso, sembra essere quello di trovare un equilibrio corretto tra utilizzare media e strumenti che facilitano il coinvolgimento e il lavoro in gruppo e quindi supportano la didattica e l’eccesso di familiarità e di confidenza che questi stessi mezzi possono portare nella relazione, soprattutto tra docenti e studenti. Argomento già affrontato anche sui media britannici, che ancora a febbraio 2011 raccontavano delle raccomandazioni dell'associazione dei presidi delle scuole superiori per un uso consapevole dei social media. Una discussione che si presenterà certamente anche in Italia, prima o poi. E anzi, già arrivano i primi esempi, come la scuola media di Albisola Superiore in Liguria, dove è stata prodotta una circolare interna che vieta l’amicizia su Facebook tra insegnanti e studenti dello stesso istituto. E in rete si leggono vari casi di uso di Facebook, che da noi è il social media più popolare, come luogo dove si consumano vere e proprie aggressioni ai danni di alcuni studenti o docenti. L’assenza di codici di comportamento chiaro e condiviso non aiuta, né aiuta il fatto che spesso gli stessi docenti non conoscono bene il mezzo e finiscono con l’utilizzarlo in modo poco appropriato, mescolando il livello personale con quello professionale senza porre attenzione agli strumenti di tutela della privacy che le stesse piattaforme, come Facebook, mettono a disposizione. L’articolo del New York Times, «Rules to stop pupil and teacher from getting too social online» L’articolo del sito della radio BBC1, «Schools need rules for teachers on Facebook, union says» L'articolo di Wired.it sul caso della scuola media ligure di Albisola Superiore, «Alunni e docenti possono essere amici su Facebook?»    

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