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Fotografare la Terra e i suoi abitanti

Grazie a immagini satellitari, Atlas of the Human Planet ricostruisce le tracce della presenza umana sulla Terra e di come è cambiata dal 1975 a oggi.
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Gli ultimi 40 anni di vita della Terra racchiusi in un archivio di oltre 12.000 miliardi di immagini satellitari: ecco Atlas of Human Planet 2016, il primo atlante dello sviluppo demografico e territoriale del nostro pianeta dal 1975 a oggi. Il progetto, sviluppato grazie al Global Human Settlement Layer (GHSL), è stato presentato a ottobre in occasione della conferenza Habitat III di Quito, incentrata sullo sviluppo sostenibile del territorio e dei centri abitati.
Foto satellitare di Manhattan, a New York, una delle città più grandi del pianeta. (Foto: Pixabay)  

Un pianeta che cambia

La Terra è un pianeta in continua trasformazione, rimodellato dalle trasformazioni endogene ed esogene. A questi fattori si è aggiunta negli ultimi due secoli l’impronta lasciata dalle attività umane. La distruzione di aree verdi, la nascita di nuovi centri abitati, l’esplosione delle megalopoli e il bagliore delle loro luci hanno raggiunto proporzioni tali da essere facilmente visibili - e monitorabili - anche dallo spazio. Negli ultimi 40 anni i satelliti in orbita intorno alla Terra hanno scattato migliaia di miliardi di fotografie, che ora sono state riunite in un unico collage: è nato così Atlas of Human Planet, un album dei ricordi in cui la trasformazione del territorio si intreccia ai dati di censimento della popolazione, fornendo per la prima volta una fotografia globale dell’impronta dell’uomo sul pianeta.  

Popolazione e territorio: un quadro disomogeneo

Da anni gli statistici monitorano la crescita della popolazione umana, che oggi ha superato i 7 miliardi. Eppure, in pochi hanno finora studiato in modo sistematico e puntuale come queste persone siano distribuite sulla superficie del pianeta. Il primo dato che emerge dal dossier di Atlas of Human Planet è la grave disuniformità nella distribuzione delle persone. Certo, non tutte le aree del pianeta sono facilmente abitabili. Ma c’è un dato che sorprende: dal 1975 le zone abitate sono più che raddoppiate, eppure la popolazione umana rimane concentrata in appena il 7,6% delle terre emerse. Questo dato va di pari passo con l’espansione vertiginosa delle megalopoli. Negli Stati Uniti si trova il 50% delle città più estese: con i suoi 4734 km2 di superficie, è Los Angeles la città più grande del pianeta. Seguono Tokyo, Jakarta, Guangzhou/Donguan, New York, Chicago, Johannesburg/Pretoria, Dallas, Miami e Osaka. Con l’esclusione della capitale dell’Indonesia e del Sud Africa, otto delle dieci città più grandi al mondo si trovano quindi in paesi con un alto reddito pro capite, in particolare Stati Uniti (con cinque città in classifica) e Giappone. Molto diversa è invece la classifica delle città più densamente popolate: il primato va all’Asia, in cui si trova il 90% delle città con più alta densità di popolazione. In cima alla classifica c'è Guangzhou/Donguan, in Cina, seguita da Il Cairo, Jakarta, Tokyo, New Delhi, Kolkata, Dhaka, Shanghai, Mumbai e Manila. Come si può vedere, nove di queste città si trovano in Asia e ben sette in Paesi a basso reddito.  
Tokyo è tra le città più grandi e più densamente popolate del pianeta (Immagine: Pixabay)  

La densità abitativa è più alta nei paesi più poveri

Si va quindi delineando un nesso tra reddito e distribuzione della popolazione nelle aree urbane. Negli Stati Uniti, la superficie urbana a disposizione di ogni singola persona è circa dieci volte quella di un abitante dell’Asia. Questo divario si accentua per i Paesi con basso reddito. Per esempio, nel corso degli ultimi 40 anni la popolazione africana è triplicata, con un conseguente aumento di quattro volte dei centri abitati. Eppure le aree urbane sono duplicate anche in Europa, dove invece - nello stesso arco di tempo - la popolazione è rimasta per lo più la stessa.  

Qualche segnale incoraggiante

C’è anche qualche buona notizia: dai dati raccolti è emerso lo sforzo per aumentare le «aree verdi» all’interno dei centri abitati. Il livello medio di vegetazione in prossimità nelle aree urbane è infatti aumentato del 38% negli ultimi 25 anni.  
Immagine satellitare dei dintorni di un centro abitato in Europa (Foto: Pixabay)  
Anche le campagne per combattere l’inquinamento luminoso iniziano a dare qualche risultato. Nei paesi più sviluppati, l’emissione di luce dai centri urbani è in progressivo calo: un segnale molto positivo per chi da anni è impegnato nelle campagne di sensibilizzazione all’inquinamento luminoso e al risparmio energetico. Rimane però da sottolineare il profondo divario che separa i Paesi più industrializzati - dove si lotta per diminuire lo spreco di energia - da quelli più poveri, come la Nigeria, dove l’approvvigionamento di energia elettrica è ancora un problema quotidiano.  

Un album dei ricordi in continuo aggiornamento

L’atlante GHSL è molto più di un album dei ricordi degli ultimi 40 anni del pianeta. I dati raccolti saranno fondamentali per monitorare il futuro sviluppo dei centri urbani, per prevedere le conseguenze dei cambiamenti climatici e stabilire dove intervenire per salvaguardare le aree a rischio ambientale.   ____ Immagine Banner: Wikimedia Commons Immagine Box: NASA
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