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Homo, più antico di 500 mila anni

Un fossile di 2,8 milioni di anni scoperto in Etiopia retrodata la comparsa del genere Homo di circa 500 mila anni.
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L’Africa orientale è stata la culla dell’umanità e continua a regalarci frammenti del nostro antico passato. Nella regione dell’Afar, in Etiopia, non lontano dal luogo in cui fu trovato il più famoso degli ominidi, la femmina di Australopithecus afarensis soprannominata Lucy, è stato scoperto un frammento di mandibola attribuito al genere Homo che fa luce su un periodo oscuro della nostra evoluzione. Un tuffo nelle nostre origini Un team internazionale guidato da scienziati dell’Arizona State University, negli Stati Uniti, descrive il nuovo importante ritrovamento in un articolo pubblicato sulla rivista Science. Il primo dato eccezionale è l’antichità del reperto, risalente a 2,8 milioni di anni fa, vale a dire circa 500 mila anni prima dei più antichi fossili di Homo conosciuti. L’intervallo di tempo che va da 3 a 2,5 milioni di anni è una finestra buia sul nostro passato: i fossili ritrovati sono pochissimi e mal conservati, perciò la nuova scoperta è particolarmente importante.

Un primo piano della mandibola, a pochi passi dal luogo del ritrovamento, nell'area di ricerca di Ledi-Geraru, in Afar, Etiopia (immagine: Brian Villmoare)
Tratti moderni… Il secondo aspetto che ha suscitato molto interesse negli scienziati è la morfologia della mandibola, di cui è rimasta la parte sinistra insieme a 5 denti. Un esame accurato ha rivelato caratteristiche avanzate, per esempio molari sottili, premolari simmetrici e una forma uniformemente proporzionata. Tutti tratti che distinguono i primi rappresentanti del genere Homo, come Homo habilis di 2 milioni di anni fa, dal più scimmiesco Australopithecus di poco antecedente. …e tratti scimmieschi. Accanto a queste caratteristiche moderne, tuttavia, ve ne sono di primitive come il mento sfuggente, che riconduce la mandibola a un antenato simile a Lucy. Si tratta quindi di un fossile di transizione, con un mosaico di tratti primitivi e moderni. All’epoca in cui viveva l’ominide a cui appartiene, quella parte di Africa stava attraversando profondi cambiamenti climatici, con ripercussioni sulle comunità animali e un probabile impatto anche sull’evoluzione umana.   Immagine banner in evidenza e immagine box in homepage: Brian Villmoare
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