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I papiri di Ercolano sbirciati ai raggi X

La luce di sincrotrone ci avvicina alla scoperta dell'unica biblioteca che è arrivata fino a noi dall'antichità
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Pompei ed Ercolano sono il teatro di una tragedia, ma sono anche tra i siti archeologici più importanti del mondo: nel 1997 l'UNESCO li ha inseriti nella lista dei patrimoni dell'Umanità. Protette dalle stesse ceneri vulcaniche che sono state letali per gli abitanti, le rovine delle due città della Roma imperiale si sono preservate nei secoli in un eccezionale stato di conservazione, nonostante i recenti crolli. Se i due insediamenti ci hanno insegnato moltissimo sulla quotidianità di una città romana del I secolo dopo Cristo, ora il progresso tecnologico potrebbe addirittura permetterci di rivoluzionare l'intera cultura classica. I papiri di Ercolano: tanto inestimabili quanto fragili A metà del XVIII secolo una biblioteca composta da centinaia di manoscritti è stata trovata a Ercolano in un edificio che da lì in avanti è stato battezzato Villa dei Papiri. I documenti sono stati carbonizzati dai gas incandescenti dell'eruzione, ma non ne sono stati distrutti. Negli anni gli studiosi hanno provato srotolarne alcuni, scoprendo che la collezione comprende opere di famosi filosofi greci e latini in precedenza sconosciute. L'inchiostro del tempo era a base di cenere e quindi molte delle lettere sono diventate distinguibili solo con particolari tecniche fotografiche messe a punto negli ultimi decenni, ma il problema più grosso è che srotolare uno di questi papiri può distruggere gran parte del documento. Gli studiosi decisero quindi di interrompere i tentativi in attesa che la tecnologia venisse loro di nuovo in aiuto.
Un papiro srotolato negli anni '70. Immagine: Pubblico Dominio via Wikimedia Commons
Tomografia a raggi X in contrasto di fase Un gruppo di ricercatori italo-francese ha ora scoperto che è possibile leggere i papiri di Ercolano senza srotolarli usando la tecnica della tomografia a raggi X in contrasto di fase. A differenza delle altre tecniche basate sui raggi X, questa tecnica permette di distinguere tra loro anche materiali che hanno simile densità: grazie al sincrotrone della European synchrotron radiation facility a Grenoble, i ricercatori sono finalmente riusciti a identificare tutte lettere dell'alfabeto greco attraverso due papiri ancora arrotolati.
Da qui a leggere interamente i testi perduti la strada è ancora lunga: sarà infatti necessario ricostruire la posizione di ogni lettera, strato dopo strato, ma la ricerca pubblicata il mese scorso su Nature Communications è un importante primo passo. Un giorno non lontano questo lavoro potrebbe portarci a guardare con occhi nuovi i classici, liberando gli storici dalla loro "dipendenza" dei copisti medievali e rinascimentali: la biblioteca di Villa dei Papiri è infatti l'unica che è riuscita a giungere fino a noi dall'antichità classica. In apertura: lettere dell'alfabeto greco identificate nei papiri arrotolati, immagine: Mocella et al., Nature Communications
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