Pinzette ottiche
Arthur Ashkin, a cui va metà del premio, è stato un ricercatore ai laboratori Bell, negli Stati Uniti. Poco dopo l'invenzione del laser, cominciò a provare a impiegarlo per spostare piccoli oggetti, come virus, batteri, particelle. I fotoni del laser, infatti, davano la «spinta» sufficiente a trasportarli, e la grande scoperta di Ashkin è stata come controllare questo spostamento. Ha notato che le particelle si posizionavano, seguendo un gradiente, dove il fascio laser era più intenso, cioè al centro. Focalizzando il fascio con una lente lo scienziato ottenne una trappola o pinzetta ottica: la particella studiata era così fissata nel punto dove la luce era più intensa. Partendo dal lavoro di Ashkin, altri scienziati sono riusciti a manipolare con le pinzette ottiche singoli atomi, e il loro risultato è stato già premiato col Nobel nel 1997. Ashkin invece si è dedicato in particolare alla biologia. Le pinzette ottiche, infatti, permettevano di studiare i processi biologici come mai era accaduto prima, per esempio il funzionamento delle macchine molecolari nelle nostre cellule.
Oltre i limiti
L'altra metà del premio va a Gérard Mourou (École Polytechnique, Palaiseau, France; University of Michigan, Ann Arbor) e Donna Strickland (University of Waterloo, Canada). A metà degli anni '80 la tecnologia del laser sembrava avesse raggiunto il limite per quanto riguarda la potenza degli impulsi. Creare impulsi più potenti con la stessa tecnologia avrebbe distrutto l'amplificatore.





