Spaccato di una particella di virus influenzale: in fucsia la proteina emoagglutinina, con cui il virus attacca le celule da infettare (modificato da Wikimedia Commons).
Perché vaccinarsi ogni anno contro l'influenza?
A differenza di altri algenti patogeni, il virus dell'influenza va incontro a mutazioni molto di frequente. Mutazioni che colpiscono soprattutto il gene per l'emoagglutinina, la proteina che permette al virus di riconoscere e bersagliare le cellule da infettare. Queste lievi mutazioni hanno ricadute soprattutto sulla parte più sporgente della proteina: in questo modo l'emoagglutinina (indicata anche con la sigla HA, dall'inglese hemagglutinin), pur non perdendo la propria funzione, diventerà irriconoscibile agli "occhi" del sistema immunitario. Anno dopo anno, verranno selezionati virus con HA sempre più mutate: il virus prosegue la sua corsa evolutiva e il sistema immunitario arranca con fatica. Da qui la necessità di sviluppare ogni anno nuovi vaccini: uno sforzo che tiene occupati centinaia di scienziati e che richiede un notevole investimento di fondi.
Sapere dove colpire
Possibile che non si possa ottenere un vaccino universale, in grado di sbarrare la strada ai vari ceppi influenzali che emergono, freschi di mutazioni, ad ogni stagione? Il primo indizio che questo non sia, tutto sommato, una completa utopia viene da uno studio epidemiologico del 2009. Quell'anno, un gruppo di pazienti sviluppò dei sintomi particolarmente severi; studiando i loro anticorpi, i medici si resero conto che molti di essi possedevano un'immunità antinfluenzale ad ampio spettro, ovvero in grado di bloccare non solo il ceppo dell'annata 2009, ma tutti i ceppi influenzali H1N1 dell'ultimo decennio, oltre che il virus responsabile dell'epidemia di spagnola e un ceppo di virus dell'aviaria (per un approfondimento sull'aviaria, consulta questo Come Te Lo Spiego e questo commento di Lisa Vozza). Che cosa avevano di tanto speciale questi anticorpi? Studiando la loro stuttura molecolare, i ricercatori hanno scoperto che questi anticorpi erano in grado di riconoscere non la "testa" dell'emoagglutinina, bensì lo "stelo", una regione che muta molto meno di frequente.
Modellino della struttura tridimensionale dell'emoagglutinina (HA): a sinistra la "testa" della glicoporteina e a destra il suo "stelo" (Immagine: Wikimedia Commons).
Verso un vaccino universale
Una volta chiaro dove fosse necessario intervenire, diversi gruppi di scienziati hanno iniziato a lavorare per sviluppare un vaccino antinfluenzale ad ampia protezione. Sfruttando strategie diverse, due gruppi di scienziati hanno raggiunto il risultato tanto atteso. Il gruppo di Bethesda (USA), il cui studio è apparso sulle pagine di Nature, ha fatto ricorso alle nanotecnologie per costruire un vaccino chimerico: una parte può legarsi alla HA nella zona dello stelo e un'altra parte è invece legata a un antigene batterico, in grado di scatenare una risposta immunitaria molto efficace.
Il secondo gruppo di scienziati, i cui risultati sono stati pubblicati dalla rivista Science, ha invece ricostruito la struttura molecolare dell'HA, modificandola in modo da renderla più accessibile nella regione dello stelo: questa nuova HA è stata poi utilizzata con successo per produrre anticorpi in grado di neutralizzare un gran numero di ceppi influenzali.
Per il momento, questi vaccini rivoluzionari sono stati testati solo nel modello animale, ma la prospettiva di un vaccino antifluenzale a lunga durata non sembra più così irraggiungibile.
Immagine banner: Wikimedia Commons
Immagine box: Wikimedia Commons