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Ti consiglio un libro: Italiani pericolosi

Gli animali pericolosi? Non vivono solo nelle savane o nelle foreste tropicali, ma anche nelle nostre campagne, nel nostro mare e perfino in città. Forse perché dovremmo pensare che «pericoloso» e «feroce» non sono sinonimi
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Gli animali pericolosi? Non vivono solo nelle savane o nelle foreste tropicali, ma anche nelle nostre campagne, nel nostro mare e perfino in città. Forse perché dovremmo pensare che «pericoloso» e «feroce» non sono sinonimi

Associamo gli animali pericolosi per la nostra incolumità agli ambienti esotici presentati fin troppo frequentemente nei documentari: le savane africane, le foreste tropicali o gli oceani. Spesso non ci rendiamo nemmeno conto che ora in Italia gli inquilini esotici e non sempre innocui per l’uomo (ma quasi sempre deleteri per l’ecosistema) abbondano, ma nemmeno che la nostra civiltà industriale non è sufficiente a proteggerci totalmente da specie con alle spalle milioni di anni di evoluzione degli strumenti di difesa ed offesa.

Prova a farci aprire un po’ gli occhi Marco Di Domenico, biologo all’Università di Roma Tor Vergata e già autore di una specie di "bestiario italiano" dei Clandestini. Animali e piante senza permesso di soggiorno, con il suo nuovo libro Italiani pericolosi. Leggende e verità sugli animali di casa nostra. Non si tratta di terrorizzare il lettore, ma di informare correttamente: nelle savane come nei nostri boschi gli animali non sono né buoni né cattivi. Quasi ogni specie è pericolosa per un’altra, dipende solo dai rapporti che le une hanno rispetto alle altre nell’ecosistema. Ma di questo ecosistema facciamo parte anche noi: l’incontro è inevitabile.

Pericoli di mare...
La storia di Italiani pericolosi parte del mare: non guarderete più i banchi di un pescivendolo o le portate di un ristorante di pesce alla stessa maniera. Se la pericolosità delle meduse e dei molluschi crudi è ben nota, forse non sapete che anche quando mangiate pesce crudo fate una scelta che potrebbe rivelarsi non troppo saggia. I Nematodi, e in particolare tra quelli a interesse sanitario la specie Anisakis simplex, infestano comunemente gli organi interni dei pesci del Mare nostrum (come quelli di tutti gli altri mari) e dopo l’uccisione tendono a spostarsi nelle carni che mangiamo. La cottura azzera il rischio che questi ospiti indesiderati cambiano di nuovo dimora e si insedino nelle vostre mucose. Se proprio non volete rinunciare alla moda, basta assicurarsi che il pesce sia stato preventivamente congelato ad almeno -20 °C. Sempre a riguardo del consumo di pesce, leggendo il libro di Di Domenico, veniamo a scoprire che l’italiano pericoloso in questo caso è proprio l’uomo, che cerca il pregiato tonno rosso da servire come sashimi senza pensare che è ben avviato verso l’estinzione.

...e di terra
Se fate un’escursione nella nostra caratteristica macchia mediterranea, normalmente state attenti a dove mettete i piedi e battete il terreno col bastone. La vostra paura più grande è che possiate essere aggrediti da una vipera. In realtà, anche se alle vipere è dedicato un capitolo, forse dovreste imparare a temere molto di più il vero gruppo animale dominante del pianeta (assieme, forse, ai Nematodi), cioè gli Artropodi. Basta una zecca e potreste contrarre la malattia di Lyme, causata dal batterio Borrelia burgdoferi del quale le zecche del genere Ixodes sono vettore.

E in città?
Si sa che le mosche, amanti dell’uomo per il riparo, il calore e il cibo che involontariamente fornisce, sono ricettacoli di germi, ma forse non sapete in dettaglio quali pericolosi patogeni trasportano. L’autore ci dà un elenco, molto ristretto, di quelli isolati in Musca domestica e le relative patologie: «Virus: Poliovirus (poliomelite), virus HAV (epatite A); batteri: diverse specie di Salmonella (febbre tifoide e salmonellosi), il vibrione (colera), la Shighella (shighellosi), il Mycobacterium leprae (lebbra) e il Mycobacterium tubercolosis (tubercolosi), il Bacillus anthracis (antrace); elminti: varie specie di Ascaris (ascaridiosi)».

L’ultimo capitolo è dedicato invece a un mammifero. Un «outsider» del libro perché, in realtà, è di gran lunga meno temibile del ratto che presumibilmente si trova a poche decine di metri da voi mentre state leggendo. È il lupo: «Aver paura oggi del lupo in Italia è come aver paura della peste nera, o se si vuole del diavolo e delle streghe. Con la non secondaria differenza che a differenza che a diavolo e delle streghe il lupo esiste, è una specie biologica, è un grande predatore e porta, insita nella sua natura, la pericolosità di qualsiasi animale selvatico. Ma quanti escursionisti, pastori, contadini, raccoglitori di funghi sono stati assaliti dai lupi negli centonovanta anni? Nessuno. Quanti di loro hanno mai solamente visto un lupo? Pochissimi fortunati».

In conclusione, il volume (con una solida e dettagliata divisione sistematica che ne fa, per certi sensi, quasi un compendio di zoologia) con un linguaggio appassionato, dalle acque alla terraferma da una parte ci disfa del bagaglio irrazionale di gran parte della cultura popolare legata agli animali pericolosi (veri o presunti) dall’altra svela la biologia nascosta dietro la pericolosità di ogni animale. Solo con la conoscenza si possono evitare ed affrontare spiacevoli incontri.

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