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ITIS Galileo

Recensione dello straordinario spettacolo di Marco Paolini ITIS Galileo, andato in onda il 25 aprile in diretta e il primo maggio in replica su La7.
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Lo scorso 25 Aprile, ai laboratori INFN del Gran Sasso, l'attore Marco Paolini ha interpretato il suo ultimo spettacolo teatrale ITIS Galileo, scritto assieme a Francesco Niccolini. L'evento è stato trasmesso in diretta da La7. Alla fine dello spettacolo vero e proprio, Paolini e la conduttrice Natascha Lusenti hanno proseguito l'esplorazione degli anfratti dei laboratori, sempre in diretta, con uno speciale intitolato L'importanza della carta stagnola, dove si è parlato molto, come era prevedibile, dei neutrini. La trasmissione, cominciata alle 21.10, è terminata dopo tre ore abbondanti con pochissime interruzioni pubblicitarie. Idati di ascolto sono stati semplicemente eccezionali: oltre un milione e mezzo di telespettatori, 5,73% di share in media, con punte oltre 8%. Il successo è stato tale che la rete ha deciso di mandare lo spettacolo in replica il primo maggio.  

Un'immagine di Marco Paolini, tratta dal suo spettacolo ITIS Galileo

  Qual è l'alchimia che ha tenuto incollati allo schermo di una televisione generalista un pubblico così vasto? Marco Paolini è senz'altro uno degli attori teatrali più amati (il suo Racconto del Vajont è ormai un classico) la "novità" è che, questa volta, la scienza è protagonista. Se nello spettacolo sul Vajont scienza e tecnologia sono i meravigliosi strumenti di cui l'uomo spesso sottovaluta la potenza e i limiti (la diga, ripeteva e sottolineava Paolini, non è crollata: si è anzi rivelata un'opera impeccabile dal punto di vista ingegneristico), in ITIS Galileo si parla della scoperta della scienza nella sua forma moderna, del metodo che l'ha resa tale, e dell'uomo che, al centro della prima rivoluzione scientifica (appunto) della storia, l'ha sviluppato: Galileo Galilei. Galileo cresce in un mondo dove gli uomini più istruiti, già dai tempi di Aristotele, sono totalmente fossilizzati sullo studio di una manciata di classici greci anche nella descrizione del mondo naturale. Ma fuori dalle accademie gli artigiani, i "meccanici", creavano, inconsapevolmente, i primi strumenti scientifici, come gli orologi. Galileo, bambino prodigio e figlio di un musicista, si trova al posto giusto al momento giusto, e contrariamente agli intellettuali del tempo, capisce l'importanza di sperimentare, provare e riprovare, chiedersi non il perché delle cose, ma il come. Per questo l'attore, a partire dal titolo, esalta gli istituti tecnici, fucine di meccanici, ancora oggi considerate subordinate ai licei. La storia di Galileo, come quella del Vajont, non ha bisogno di essere romanzata, ma di essere raccontata. Scopriamo così che il padre della scienza fa oroscopi; si scopre essere professore non laureato che subaffitta la casa a studenti della sua stessa università; costruisce il cannocchiale, dall'inestimabile valore militare e che gli regalerà denaro e fama, "copiando" uno strumento olandese (costruito, ancora una volta, da artigiani); intrattiene una corrispondenza non proprio elegante con gli altri scienziati che parteciparono alla rivoluzione di cui sopra. Non solo il monologo incolla alla sedia, ma costituisce un saggio di quello che la scienza effettivamente è: un'impresa collettiva, contingente, laboriosa, e che, ora come allora, annichilisce, non senza difficoltà, i dogmi che si collocano sulla sua strada. E che (il Vajont insegna) si trova sempre al centro di interessi che vanno oltre la semplice sete di sapere, e con i quali non si deve mai dimenticare di avere a che fare. Quasi quattro ore di spettacolo non si possono dissezionare, basti segnalare come comincia lo spettacolo e come Paolini conclude, fuori dal personaggio, la trasmissione. «Un minuto di rivoluzione!» esclama Paolini rivolto al pubblico di ricercatori dell' INFN che lo osservano dalla sala Fermi, dove comincia lo spettacolo. E alla fine del minuto, sempre rivolto: «Complimenti, abbiamo fatto strada. Non siamo più dove eravamo un minuto fa: abbiamo fatto per l'esattezza 1800 chilometri di rivoluzione intorno al Sole, l'unica rivoluzione permanente che evidentemente questo pianeta si possa permettere». La conclusione:
«Tutto lo sforzo di questa sera è stato quello di cercare di dare facce, sostanze, posti, cose a un'idea altrimenti astratta che si associa troppo al portafoglio e più raramente a cose più pratiche di cui abbiamo bisogno. Siamo partiti da Galileo, siamo partiti dal dubbio, dal mettere in dubbio delle teorie, all'arrivare a mettere in dubbio delle cose a partire per sottrazione, a volte per scoperta, a volte per errore. Io quando ero bambino, dicevo sempre le parole doppie: questo pesce ha odore di puzza, ho fatto un errore di sbaglio. Tu [professor Fabrizio Tamburini, in collegamento da Padova] insegni teoria dell'errore e mi hai detto che l'errore di sbaglio non è la fantasia di un bambino, ma è una possibilità concreta. La natura fa errori, gli uomini fanno sbagli, e quando gli uomini si organizzano per fare qualcosa tutti insieme diventano come un piccolo sistema, e se cominciano a fare casino...ecco che gli uomini sono capaci di fare gli errori di sbaglio».
Sul sito di La7 è possibile vedere alcuni stralci della trasmissione, qui di seguito il backstage. Nell'attesa dell'arrivo del dvd, buona visione.

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