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La brucellosi? Roba da Medioevo!

Il DNA può riscrivere la storia delle malattie? Vediamo il caso della brucellosi, malattia scoperta in resti archeologici medievali
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Le malattie che combattiamo oggi a volte possono venire da molto lontano. Come nel caso della brucellosi, zoonosi scoperta in resti archeologici del Medioevo. Il DNA può riscrivere la storia delle malattie?

La brucellosi non è solo una malattia dei nostri giorni, ma un’infezione tipica negli animali da allevamento (soprattutto bovini, ma anche maiali) e domestici che ci portiamo dietro dai tempi del Medioevo. A questa conclusione sono giunti i ricercatori di due gruppi della Michigan State University, frutto di uno studio pubblicato sulla rivista American Journal of Physical Anthropology.
La cooperazione tra un gruppo di paleoantropologi, capitanato da Todd Fenton, e un team di genetisti a East Lansing dell’Università statale del Michigan (USA) ha infatti gettato luce sulla ricostruzione del destino dei resti ritrovati in un sito archeologico in Albania, nella città di Butrinto, antico avanposto dell’Impero Romano e poi Bizantino.


La città archeologica di Butrinto, Albania (Immagina: Wikimedia Commons)
 

Dagli animali alluomo
La brucellosi è una zoonosi, cioè una malattia animale, causata da un particolare tipo di batteri, i coccobacilli genere Brucella, e molto diffusa, ancora oggi, nel bacino Mediterraneo. Occasionalmente la malattia può essere trasmessa all’uomo sia per contatti ravvicinati con animali infetti o per ingestione di alimenti di origine animale (latte e derivati) non sterilizzati, provocando febbre alta con sbalzi giornalieri per periodi anche lunghi.
 
 


Vetrino di Coccobacilli genere Brucella, responsabili della brucellosi (Immagine: ecdc.europa.eu)

 
 
Ma come gli studiosi sono potuti arrivare alla conclusione che nei resti ossei nel sito archeologico, databili a circa mille anni fa, si trovassero tracce di brucellosi? Studiando soprattutto alcune vertebre lesionate, appartenenti a due adolescenti vissuti tra il X e il XIII secolo, il gruppo di Fenton aveva immaginato che le ossa appartenessero a persone affette da tubercolosi. Uno degli effetti più pesanti che la tubercolosi può portare è infatti il deterioramento delle ossa.
 
DNA e archeologia tra passato e moderno
Come in molti altri casi, in cui la genetica è venuta in aiuto all’archeologia, come nel caso dei faraoni egizi di cui abbiamo già parlato in archivioscienze, l’analisi del DNA è stata fondamentale a completare il corso della ricerca.
L’analisi genetica dei resti ossei approntata nel laboratorio del Michigan non consolidava però l’ipotesi tubercolosi: non vi erano infatti tracce del genoma del Mycobacterium tubercolosis, causa della malattia respiratoria.
Dopo l’ipotesi tubercolosi andata in fumo, gli studiosi hanno quindi preso in considerazione che si potesse trattare di brucellosi, poiché, allo stesso modo della tubercolosi, alla lunga può provocare un consumo osseo. In questo caso l’ipotesi risultava pienamente confermata, stabilendo quindi, per la prima volta, che la brucellosi ha antiche origini, almeno a partire dal Medioevo.

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