La ricostruzione della deriva dell'India da 90 a 40 milioni di anni fa, favorita da due zone di subduzione (immagine: Nature.com)
Ipotesi tramontate
Nel 2011, gli scienziati hanno ipotizzato che la forza motrice dietro la rapida deriva dell’India fosse un pennacchio di magma che sgorgava dal mantello terrestre sottostante, su cui il subcontinente avrebbe “navigato” ad alta velocità. Ma successive simulazioni hanno mostrato che ogni attività vulcanica sarebbe durata, al massimo, per 5 milioni di anni, un tempo insufficiente a spiegare i 30 milioni anni di deriva accelerata.
Una doppia subduzione
L’articolo pubblicato dai geologi del MIT su Nature Geoscience tratteggia uno scenario alternativo. L’India sarebbe stata trascinata verso nord da due diverse zone di subduzione, regioni del mantello terrestre dove il bordo di una placca tettonica affonda scivolando sotto un’altra placca. L’idea è questa: due placche che affondano possono fornire il doppio della potenza di traino, e raddoppiare la velocità di deriva delle relative masse continentali.
Indizi rocciosi
Le prove di una doppia subduzione sono racchiuse nelle rocce della regione himalayana campionate e datate dal team nel 2013 insieme a 30 studenti. Dai dati, i ricercatori hanno stabilito che circa 80 milioni di anni fa un arco vulcanico si formò vicino all’equatore, che allora era nel bel mezzo dell’Oceano Tetide, tra Gondwana ed Eurasia.
Archi rivelatori
Un arco vulcanico è in genere associato a una zona di subduzione, e il gruppo ha identificato un secondo arco vulcanico a sud del primo, vicino a dove l’India iniziò a separarsi da Gondwana. Ciò sembra confermare l’ipotesi delle due placche di subduzione: una placca oceanica settentrionale, e una placca tettonica meridionale che ha spinto l’India verso nord.
Il Kohistan arc, nel nord-est del Pakistan, offre un'opportunità unica per studiare i processi di formazione della crosta terrestre, e ha fornito preziosi dati ai ricercatori del MIT (immagine: MIT)