Mentre la datazione della grotta di Chauvet (raccontata da Lisa Vozza) era stata appena confermata da uno studio di datazione basata su Cloro-36 e dati geomorfologici, una nuova ricerca appena pubblicata ha messo in discussione che nella grotta ci siano gli esempi di arte parietale più antichi mai conosciuti. Siamo sempre in Francia e una grotta rimasta parzialmente nascosta rivela nuovi indizi sulle capacità artistica e cognitiva dei nostri antichissimi antenati.
Fin dalla sua scoperta, la grotta a Vallon-Pont d’Arc, nel Sud della Francia (chiamata Chauvet dal nome di uno dei tre speleologi che l’ha scoperta), con le sue incredibili immagini e rappresentazioni di animali (soprattutto di grandi felini e rinoceronti) e di donna disegnate al suo interno, ha posto grandi problemi di datazione per gli archeologi.
E soprattutto ha posto in questione la capacità di collocare in un preciso tempo storico l’evoluzione cognitiva e artistica dei nostri antenati. Raffigurazioni pittloriche così complesse ed elaborate farebbero infatti pensare a una datazione in contrasto con i parametri, solitamente utilizzati per confrontare materiali archeologici, meramente stilistici.
Problemi di datazione
Una prima valutazione basata sul confronto con elementi stilistici noti, aveva fatto presupporre che le raffigurazioni parietali della grotta appartenessero a un periodo del Paleolitico Superiore compreso tra il Solutreano e il Magdaleniano (ovvero, tra i 22000 e i 10000 anni fa).
Un’analisi più approfondita é stata poi affrontata tramite il metodo della datazione con radiocarbonio (Carbonio-14), in cui viene appunto misurata la presenza di isotopi del carbonio-14. Gli isotopi C-14 diminuiscono col passare del tempo con un periodo di decadimento ben preciso, tanto da essere ormai utilizzati correntemente nella datazione di reperti archeologici.
Presenza di materiale organico
Per poter effettuare questo tipo di misura bisogna ovviamente analizzare materiale organico, che presenta carbonio al suo interno. Cosa facilmente attuabile per la grotta di Chauvet: sono state infatti ritrovate diverse tracce animali (una serie copiosa di ossa) e umane, permettendo quindi l’analisi con questa metodica.
Il radiocarbonio ha svelato che l’arte della grotta apparteneva a un periodo molto più antico di quello stimato dalle valutazioni stilistiche, cioè tra i 32000 e i 30000 anni fa.
Nonostante altre numerose analisi, effettuate anche incrociando i dati, e altri reperti avessero confermato la presenza di arte pittorica piuttosto articolata anche nella fase iniziale del Paleolitico Superiore (Aurignaziano), precedente al Solutreano, per lungo tempo è rimasta in piedi l’ipotesi che la datazione mediante radiocarbonio non fosse sufficiente a riportare così indietro le lancette del tempo delle rappresentazioni pittoriche della grotta di Chauvet.
Nuovi metodi e nuove conferme
Un nuovo studio ha ora confermato che l’analisi con radiocarbonio per Chauvet è effettivamente attendibile. La ricerca si è concentrata nella datazione delle rocce che nel corso del tempo avevano sbarrato l’entrata e allo stesso tempo protetto per millenni la grotta e il suo preziosissimo tesoro artistico. Un’approfondita ricostruzione in 3D basata su dati geologici e geomorfologici ha permesso di ricostruire la mappa e gli eventi che hanno portato alla chiusura della grotta per successive cadute di massi. Ulteriori analisi di tre diverse tipologie di campioni della stratificazione mediante Cloro-36 hanno poi confermato la datazione da radiocarbonio, portando alla conclusione che metodi diversi convergevano su un unico risultato.
Chauvet la più antica? Forse
La conferma di una grotta di Chauvet risalente all’incirca a 30000 anni fa comporta un'importante svolta nelle datazioni archeologiche, ma soprattutto scompagina certezze sull'evoluzione cognitiva e artistica dei nostri antenati del paleolitico e chiaramente, come dicono gli stessi autori della ricerca «mette in discussione la datazione dell'arte parietale attraverso criteri stilistici». Ma la grotta di Chauvet forse non è destinata a rimanere a lungo l'esempio di arte pittorica preistorica più antica.
Un’altra grotta (francese) più antica
Un recentissimo studio consacrerebbe un’altra grotta francese come il più antico scrigno di manifestazione artistica del Paleolitico. La grotta è nel Sud-ovest francese ad Abri Castanet e presenta diverse incisioni su pietra che rappresentano organi genitali maschili e soprattutto femminili. L’analisi con radiocarbonio di alcune ossa di animali ritrovate in una porzione nascosta della grotta ha permesso ora di datare la grotta di Castanet a 36000 anni fa, ponendola come esempio più antico di arte preistorica.
Le tecniche artistiche sono però ben differenti da quelle di Chauvet: il lungo dibattito su come datare l’arte preistorica probabilmente non è ancora giunto alla sua conclusione.