Per i biologi poche cose sono più affascinanti che studiare il modo in cui i parassiti manipolano il loro ospite. Famoso è l'esempio di Toxoplasma gondii, un protozoo che quando infetta i roditori ne modifica il comportamento facendo sì che finiscano più facilmente in bocca all'ospite definitivo, cioè il gatto, l'unico animale entro il quale il parassita può riprodursi per via sessuale.
Oggi sappiamo che meccanismi subdoli come questo riguardano anche il regno vegetale. Ma come fa un parassita a sfruttare a suo vantaggio una pianta, che non possiede un sistema nervoso da "hackerare"?
Gli scienziati sanno già da un po' che i batteri del genere Phytoplasma sono in grado di trasformare i fiori in foglie quando infettano una pianta. Questa modificazione, chiamata fillodia, condanna ovviamente la pianta alla sterilità, mentre fino a oggi non era chiaro quale fosse il vantaggio per il batterio.
Al puzzle mancava un altro gruppo di viventi, cioè gli insetti fitofagi, quelli che i batteri utilizzano come "taxi" per diffondersi da una pianta all'altra. Utilizzando piante di Arabidopsis (la Drosophila del regno vegetale, n.d.a.), i ricercatori hanno visto che le cicadelle della specie Macrosteles quadrilineatus preferiscono deporre le loro uova nei tessuti delle piante manipolate dal parassita. Trasportato dai nuovi nati o contaminando la femmina durante la deposizione delle uova, Phytoplasma può così lasciare la pianta a bordo degli insetti e disperdersi. Da studi precedenti sembra inoltre che il batterio non causi alcun danno al suo "mezzo di trasporto" e in alcuni casi ne aumenti addirittura la longevità.
Un esemplare di M. qudrilineatus (immagine: Whitney Cranshaw, Colorado State University, Bugwood.org)
La cosa sorprendente è che Phytoplasma riesce a fare tutto questo utilizzando una sola proteina: SAP54, questo il suo nome, devia verso il proteasoma le molecole che dovrebbero "costruire" il fiore condannandole alla distruzione e portando così alla fillodia. Alla quale, a quanto pare, le cicadelle non sanno resistere.
Nelle parole dei ricercatori, che hanno appena pubblicato il loro lavoro sulla rivista Plos Biology, quando la vita di una pianta serve soltanto per consentire a un parassita di propagarsi, il suo destino è segnato: si è trasformata in una "pianta zombi".
In apertura, fillodia di alcuni fiori per effetto dell'infezione di Phytoplasma (immagine: Whitney Cranshaw, Colorado State University, Bugwood.org)