Da Dopo l’Origine - Il pensiero darwiniano tradotto e interpretato in Italia e nel mondo di Marco Ferraguti
«L’Origine delle specie di Charles Darwin è senza dubbio uno dei più importanti libri scientifici che siano mai stati scritti. Tuttavia, non rientra nel solito stereotipo di ciò che oggigiorno ci aspettiamo sia la scienza. È scritto in uno stile meravigliosamente personale. Non contiene grafici né calcoli matematici, non usa un linguaggio specialistico, e nulla in esso evoca immagini di analisti in camice bianco intenti al lavoro in un laboratorio.» Queste parole aprono il magnifico saggio di Janet Browne sull’Origine e ci forniscono una delle chiavi per comprendere l’enorme successo del libro e il suo impatto non solo sul pensiero scientifico, ma anche sulla cultura generale. Darwin non era un accademico, ma un uomo di cultura che scriveva sì per gli scienziati professionisti, ma anche per i suoi simili. Ma questa semplicità di scrittura non deve trarci in inganno: l’Origine, si sa, ebbe una gestazione più che ventennale, e si può ben dire che ogni parola del libro sia stata pesata, meditata e rifinita. Il lavoro di Darwin poi non finì con la pubblicazione del 24 novembre 1859, ma continuò negli anni successivi, mentre parallelamente in altri libri sviscerava alcuni dei punti toccati dall’Origine: nelle cinque edizioni seguenti tutta l’opera è stata limata, rivista, ampliata. Dieci anni dopo la pubblicazione dell’Origine, Darwin scrive all’amico botanico Joseph Dalton Hooker: «Se vivessi ancora 20 anni e fossi in grado di lavorare, quanto dovrei modificare l’Origine e quanti dei punti di vista su ogni cosa dovrei modificare – comunque è un inizio, ed è già qualcosa». Questa frase dice molto dello stile di lavoro e del carattere di Darwin, che per tutta la sua vita ha continuato a sottoporre a critica la sua ricerca. L’Origine si propone l’obiettivo di convincere il lettore di molte cose distinte: in primo luogo che esiste il cambiamento della vita nel tempo, il processo di discendenza con modificazioni che oggi chiamiamo evoluzione; in secondo luogo che il motore principale del cambiamento è la selezione naturale; in terzo luogo che il cambiamento è lento e graduale nel tempo; in quarto luogo che nel corso del tempo nascono specie nuove (speciazione); infine che la vita ha una probabile origine unica. Alcuni di questo obiettivi (come la realtà dell’evoluzione e della speciazione) vengono facilmente raggiunti dal dettagliato e meticoloso lavoro di documentazione di Darwin: si può dire che, dopo la pubblicazione dell’Origine, l’idea che le specie siano state create da Dio una a una sarà sostenuta solo da frange minoritarie. È significativo notare che nella terza edizione, del 1861, Darwin scriva: «La maggior parte dei naturalisti ammette che le specie siano produzioni immutabili, e che ogni specie fu l’oggetto di un atto creatore speciale.» Nel 1869 invece (quinta edizione), la frase appare così: «Fino a poco tempo fa, la gran parte dei naturalisti credeva che le specie fossero immutabili, e che fossero state create indipendentemente.» Al contrario altri punti darwiniani (il gradualismo, la priorità della selezione naturale…) daranno luogo a infinite discussioni, alcune delle quali non si sono ancora spente. Ciò fu dovuto sia a motivi «ideologici», sia a come alcuni di essi sono stati formulati in un’epoca nella quale non si sapeva nulla di genetica, di citologia, di biologia molecolare o di biochimica. La nascita e la crescita di queste discipline hanno rinfocolato le discussioni sul lavoro e sul pensiero darwiniano. Naturalmente questo modo di procedere non è corretto: a nessuno – penso –verrebbe in mente di usare ciò che sappiamo oggi di astronomia per criticare il lavoro di Copernico, ma questa regola non vale per Darwin: quante volte, anche su tribune prestigiose, vediamo titoli del tipo Darwin ha sbagliato? --Da Gli esperimenti botanici di Darwin - Alla ricerca dell’Origine delle specie nel giardino di Down House di Chiara Ceci
Charles Robert Darwin sarà sempre ricordato per aver scritto l’Origine delle specie, dove presenta al mondo la sua teoria dell’evoluzione per selezione naturale. Un lavoro così brillante e rivoluzionario che spesso è l’unico di cui si parla, mentre il resto delle sue scoperte, osservazioni e pubblicazioni a volte sono dimenticate o sottovalutate. Ma se l’Origine ha cambiato per sempre il nostro modo di guardare al mondo, dietro a questo libro ce ne sono molti altri, e decenni di lavoro che Darwin ha pazientemente condotto nella sua dimora a Downe, un paesino a sud di Londra. Quel giovane poco più che ventenne a spasso per il Sud America a bordo del Beagle aveva certamente iniziato a farsi le domande giuste, ma le risposte si formarono negli anni successivi passeggiando nel giardino di Down House, la casa di campagna dove Charles Darwin visse per oltre 40 anni, fino al giorno della sua morte. Lavorando in quel luogo Darwin ha pubblicato lavori scientifici in numerose discipline, molte volte rivoluzionandole, e in alcuni casi avviando nuovi campi di ricerca. Non credo sia troppo azzardato affermare che Darwin sarebbe comunque tra i più grandi scienziati mai vissuti anche se l’Origine non l’avesse mai scritta. Era sicuramente un genio, ma lo era a modo suo. Un gentiluomo di campagna con una vita ordinaria, resa straordinaria dalla sua profonda conoscenza delle scienze naturali e, soprattutto, da una grande curiosità e voglia di capire il mondo che lo circondava. Preciso osservatore della natura quale era, Darwin riusciva a vedere qualcosa di eccezionale e nuovo in quello che lo circondava nella vita di tutti i giorni. Altre importanti caratteristiche tipiche di Darwin erano la sua capacità di lavorare sodo e la riluttanza a credere alle persone solamente sulla parola: come diceva Thomas Edison «genio è 1% ispirazione e 99% sudore». E visto che alle idee che portarono all’Origine lavorò per ventun anni, e continuò a lavorare sull’evoluzione per tutta la vita, i suoi esperimenti ci mostrano quel 99% sudore dietro alla genialità delle sue opere. Passeggiando nel meraviglioso giardino che ispirò Darwin, oggi si possono osservare le serre e le altre aree della tenuta dove questi esperimenti venivano svolti. Per Darwin osservare e capire la natura e i suoi meccanismi era il vero modo di percepire la sua bellezza: ogni prodotto della selezione naturale aveva un ruolo da svolgere con economia ed eleganza. Quello che affascina del suo lavoro è che, indipendentemente dalle motivazioni iniziali, tendeva a innamorarsi di qualunque cosa a cui si dedicava, fino a che diventava una passione totale. La sua curiosità per la storia naturale era quasi ossessiva, e quando si addentrava in un argomento finiva con il volerne sapere proprio tutto. Come vedremo, questo è certamente vero per la botanica e gli studi che condusse nel giardino di Down House.I testi qui pubblicati sono estratti da L'origine delle specie. Ristampa anastatica della traduzione italiana del 1864 (Zanichelli, 2019). Consulta tutto il catalogo sul sito Zanichelli.it