

A sinistra, su sfondo bianco, disegno tridimensionale delle componenti stampabili di Biropipette, una micropipetta il cui progetto di costruzione è liberamente scaricabile. Immagine: Tom Baden et al., Plos Biology (2015).
Essere maker non vuol dire solo stampare in 3D: questa è solo la parte più "scenografica" necessaria per la fabbricazione di alcuni oggetti, ma più frequentemente la stampante serve a produrre delle parti che devono poi essere assemblate in apparecchiature che possono essere anche molto complesse. Gli scienziati-maker più esperti, cioè con qualche base di elettronica e programmazione, possono addirittura costruire un termociclatore grazie a openPCR. Il progetto della macchina e le istruzioni di assemblaggio sono, come sempre, accessibili gratuitamente ma è anche possibile acquistare un kit con tutto l'occorrente per la realizzazione a 649 dollari, circa 1/5 del costo dei termociclatori più economici.

Il termociclatore openPCR completamente assemblato Immagine: OpenPcr
Una risorsa per tutti
Oggi è quindi possibile che un ricercatore si metta a progettare (o migliorare) una certa apparecchiatura da laboratorio e che il suo design possa essere da subito utilizzato (e adattato) dai suoi colleghi scienziati in altri laboratori in giro per il mondo. Per gli autori dell'articolo questo processo è quindi in grado di promuovere il miglioramento dei "ferri del mestiere" degli scienziati con una velocità mai vista in precedenza, senza contare il valore intrinseco della condivisione dei saperi. Oltre a questo la cultura maker potrebbe aiutare i paesi in via di sviluppo: in molte scuole e università dell'Africa subsahariana e dell'America Latina le risorse sono limitatissime e la possibilità di costruire e riparare le proprie attrezzature grazie all'open source potrebbe rivelarsi strategica. C'è molta strada da fare per ampliare l'accesso a queste tecnologie, ma nelle città più grandi si stanno già diffondendo i primi FabLab (officine per makers) e può bastare un workshop di qualche giorno per imparare le basi e cominciare a sperimentare.
Gli autori inoltre auspicano che, come sta già avvenendo anche in Italia, il primo incontro dei futuri scienziati con il mondo dei maker avvenga a partire dalla scuola dell'obbligo: quale miglior modo di avvicinare i giovani alla ricerca che dare loro la possibilità di costruire quello che immaginano?
Immagine in apertura: Jonathan Juursema (Own work) [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons
Immagine box: NASA



