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La vita è nata tra i ghiacci?

Una nuova ricerca pubblicata su Science Advances suggerisce che la vita sulla Terra non si sia sviluppata in oceani caldi, come si crede comunemente, ma ricoperti da ghiacci.
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Altro che brodo bollente. La vita, secondo una nuova ricerca pubblicata su Science Advances, sarebbe comparsa in una Terra stretta nella morsa del ghiaccio. Questo almeno è quanto rivelano le antichissime rocce del Sud Africa esaminate nello studio.  

Sfida a colpi di termometro

Molti scienziati ritengono che quando comparvero le prime forme di vita sulla Terra, circa 3,5 miliardi di anni fa, gli oceani che le ospitavano fossero molto caldi, con temperature comprese fra 26 e 85 °C. E se non fosse affatto così? La sfida alla visione classica è lanciata da Harald Furnes, professore emerito presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Bergen, in Norvegia, e da Maarten de Wit, professore presso la Nelson Mandela Metropolitan University, in Sud Africa. I due ricercatori hanno analizzato rocce vulcaniche depositate a 2 - 4 Km di profondità e rocce sedimentarie provenienti dalla Barberton Greenstone Belt, nella parte nord-orientale del Sud Africa. Qui si trova una delle porzioni di crosta continentale più antiche e meglio conservate. «Abbiamo trovato le prove che 3,5 miliardi di anni fa il clima era molto freddo», ha detto Furnes.
In rosso, la zona del Sud Africa da cui provengono le rocce analizzate nello studio, nota come Barberton Greenstone Belt (immagine: Wikimedia Commons)

Analogie rivelatrici

Le temperature oceaniche del passato sono ricavate analizzando i rapporti tra gli isotopi dell’ossigeno nella selce, una roccia sedimentaria composta quasi esclusivamente da silice. Le selci esaminate sono state esposte a temperature elevate, dovute però all’attività idrotermale, ovvero a sorgenti di acqua bollente che viene pompata dal fondo dell’oceano. Ma i ricercatori hanno anche trovato le prove che queste rocce erano immerse in acqua molto fredda. Esaminando rocce sedimentarie a grana fine (che in origine erano un fango argilloso) associate alle rocce vulcaniche delle profondità sottomarine, i ricercatori hanno trovato gesso. Il gesso è prodotto sotto alta pressione e a temperature molto basse, condizioni tipiche dell’attuale oceano profondo.

Alcune delle rocce esaminate nello studio, in particolare: (A) ritmiti di siltite finemente laminata (in scuro) e arenaria (in bianco), in affioramento e in carota (box giallo). (B) ciottoli grigio scuro di selce (2-64 mm). (C) ritmiti deviate verso il basso sotto unità di diamictite assomigliano a depositi glaciali. (D) tipica diamictite in affioramento e in carota (box giallo) (immagine: Science Advances)

Un giovane globo ghiacciato

Alcune delle rocce sedimentarie mostrano una notevole somiglianza con quelle risalenti ai recenti periodi glaciali. Poiché si sono formate a latitudini paragonabili a quelle delle Isole Canarie, questo potrebbe indicare che la Terra, 3,5 miliardi di anni fa, sperimentò una vasta glaciazione, forse anche globale. «In altre parole, abbiamo trovato linee indipendenti di prove che le condizioni climatiche dell’epoca fossero abbastanza simili a quelle attuali», ha dichiarato Furnes. Il ricercatore pensa che l’idea di una Terra primordiale fredda sia troppo audace per convincere tutti gli scienziati ad abbracciarla, cambiando quello che è un vero e proprio paradigma nelle Scienze della Terra. Ma si augura almeno che i nuovi indizi possano gettare nuova luce sul clima di quel remoto passato e promuovere ulteriori ricerche.   Immagine banner in evidenza: Harald Furnes Immagine box in homepage: Science Advances
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