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L’abelisauro ritrovato: una storia italiana

Un osso fossile non identificato riscoperto in un museo di Palermo ridefinisce le dimensioni dell’abelisauro, un grande dinosauro carnivoro che viveva in Nord Africa 95 milioni di anni fa.
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Stephen Jay Gould, famoso paleontologo e biologo evoluzionista, diceva che a volte le più grandi scoperte si celano nei cassetti di un museo. Lo sa bene Alessandro Chiarenza, dottorando presso l’Imperial College di Londra, che visitando la collezione del Museo di Geologia e Paleontologia "Gaetano Giorgio Gemmellaro" di Palermo si è imbattuto in un grosso femore fossile di dinosauro carnivoro.  

L'esame del reperto

Incuriosito, Chiarenza ha chiesto e ottenuto dal museo il permesso di analizzare il reperto insieme al collega Andrea Cau, ricercatore presso l’Università di Bologna e protagonista di un'altra riscoperta (come raccontiamo in questo video). I due paleontologi hanno scoperto così che l'osso apparteneva a una specie sconosciuta di abelisauro, un grande dinosauro carnivoro risalente a circa 95 milioni di anni fa. Il loro studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica PeerJ e la notizia ha fatto rapidamente il giro del mondo.
Un video trasmesso da News Beat Social che descrive la scoperta (Fonte: YouTube )

Chi erano gli abelisauri?

Gli abelisauridi erano un gruppo di dinosauri predatori che tra il Giurassico medio (circa 176 milioni di anni fa) e il Cretaceo superiore (circa 66 milioni di anni fa) popolavano i continenti meridionali formatisi con la frammentazione della Gondwana. Possedevano zampe anteriori molto ridotte, un muso corto dotato di denti piccoli e affilati, una lunga coda e poderosi arti posteriori composti da tre dita. Forse erano anche ricoperti da soffici piume. Nell’aspetto ricordavano quindi una versione ridotta del più famoso tirannosauro, che visse poco dopo nell’attuale Nord America.  

Un abelisauro oversize

Il femore oggetto dello studio fa parte di una collezione privata donata nel 2005 al Museo Gemmellaro di Palermo e proviene dai "Letti del Kem Kem", una formazione sedimentaria risalente al Cretaceo che si trova nella regione di Taouz, nella provincia di Errachidia, in Marocco, vicino al confine con l'Algeria. Secondo i paleontologi, doveva appartenere a uno dei più grandi esemplari di abelisauro mai rinvenuti, con una lunghezza di circa nove metri e un peso di due tonnellate. Altri abelisauri più piccoli sono stati trovarti in precedenza, ma questo reperto fornisce una nuova misura delle eccezionali dimensioni che potevano raggiungere.
I frammenti del femore di abelisauro oggetto dello studio e conservato al Museo Geologico e Paleontologico Gemmellaro di Palermo (immagine: Alessandro Chiarenza e Andrea Cau)

Si tratta di una nuova specie?

Molti media che hanno ripreso la notizia hanno parlato di una nuova specie. Ma è davvero così? Per toglierci il dubbio abbiamo interpellato l'autore della scoperta, Alessandro Chiarenza, che ha risposto così: "Il femore è troppo frammentario per poterlo riferire con maggior dettaglio a una specie diversa da quelle conosciute, quindi è certa solo l'attribuzione alla famiglia Abelisauridae. Ci sarebbe bisogno di materiale più completo, con un femore riferibile al nostro, per accertarci della definitiva distinzione del nostro esemplare dalle altre specie note alla scienza, e permetterci di nominarlo."

Il paradosso di Stromer

Lo studio potrebbe anche contribuire a risolvere un mistero noto come paradosso di Stromer che risale a più di un secolo fa, precisamente al 1912, quando il paleontologo tedesco Ernst Stromer scoprì il giacimento dei "Letti del Kem Kem”. Qui infatti sono stati ritrovati altri cinque grandi predatori: Spinosaurus, Carcharodontosaurus, Sigilmassasaurus, Deltadromeus e Sauroniops. Come poterono convivere nella stessa regione, questi superpredatori, per almeno 10 milioni di anni? Diversi indizi suggeriscono ai ricercatori una possibile spiegazione: la geologia aspra e mutevole della regione può aver mescolato i reperti provenienti dai fiumi e dall’entroterra, dando l’illusione di una convivenza temporale e territoriale tra abelisauridi e altri carnivori. In realtà è probabile che per evitare una competizione diretta i dinosauri predatori cacciassero in zone diverse di quella che all’epoca era una savana lussureggiante attraversata da fiumi e paludi di mangrovie. Per esempio, lo spinosauro mangiava pesce, quindi presumibilmente viveva più vicino all’acqua, mentre l’abelisauro dominava le zone interne e si nutriva probabilmente di dinosauri e altri animali terrestri. Scoperta dopo scoperta, i paleontologi stanno ricostruendo quell’antico ecosistema.   Immagine banner in evidenza e box in homepage: Davide Bonadonna/Imperial College
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