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Lacrime di felicità

La passione per le storie lacrimevoli è conosciuta fin dai tempi dele tragedie greche. Uno studio della Ohio State University mette in correlazione il guardare storie tristi all'aumento della felicità.
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L'empatia e l'immedesimazione in storie a finale triste o tragico ci rendono a nostra volta più tristi? Uno studio dell'Università Statale dell'Ohio ci mostra il contrario: i film tristi ci farebbero riflettere sulla nostra condizione e ci renderebbero più "felici" . A patto di non immedesimarsi troppo.

 
La passione per le storie lacrimevoli è conosciuta fin dai tempi antichi: le tragedie greche sono così popolari da essere entrate nel nostro linguaggio comune quando ci riferiamo a una tristezza eccessiva. Il motivo che ci avvicina oggi a rappresentazioni tragiche o film strappalacrime è stato l’argomento di uno studio della Ohio State University. A quanto pare guardare storie tristi aumenta la nostra felicità.

Silvia Knobloch-Westerwick, professoressa di comunicazione alla Ohio State University, ha voluto investigare le reazioni delle persone di fronte a un film tragico per capire le motivazioni che spingono molti ad autoinfliggersi la visione di storie logoranti. A quanto pare, la motivazione è che una parte delle persone riesce ad aumentare il proprio grado di felicità dopo una visione di questo tipo.

Lo studio
Lo studio pubblicato su Communication Research ha interessato 361 studenti ai quali è stato chiesto di vedere una versione ridotta di un film drammatico, Espiazione, storia ambientata nel 1935 inglese, in cui le accuse infondate di una ragazzina impediscono la storia d’amore dei due protagonisti.
Prima di iniziare a vedere il film, e dopo, gli studenti sono stati sottoposti a un questionario circa la percezione del loro livello di felicità in quella fase della vita. E sempre prima e dopo, ma anche durante, hanno dovuto rispondere circa i loro sentimenti sul film, inclusa la tristezza generata dalla visione della storia. Inoltre, a film concluso hanno dovuto dare un voto di gradimento e scrivere delle riflessioni sulla loro vita.

I risultati
Dai risultati è emerso che più le persone si sentivano tristi per il film, più erano inclini a scrivere dei loro rapporti con le persone care e a fare un bilancio della loro vita. Gli stessi soggetti avevano anche risposto che la visione del film aveva aumentato la loro felicità e quindi la loro esperienza era considerata positivamente.

Empatia non funziona
Per le persone che dopo il film avevano pensato agli altri, amici, partner o parenti, il film è riuscito a far riflettere sulla propria condizione relazionale e a dare una sensazione di benessere. Ma non per tutti funziona così: le persone che al contrario durante il film si erano immedesimate nel protagonista afflitto, mostrando un alto grado di empatia, nelle loro riflessioni si erano concentrate su se stesse, e sul confronto della loro vita con la realtà fittizia del film. In quei casi il test non ha avuto gli effetti sperati, e le persone non hanno testimoniato a favore di un incremento della loro felicità.

 

Immagine tratta dal film drammatico Titanic. Fonte: http://www.communicationstudies.com

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