Il terremoto di Amatrice ne ha scatenati più di 7000 e alcuni hanno raggiunto la magnitudo 5,3. Sono gli aftershock, o repliche, scosse sismiche che si verificano dopo un terremoto di grande entità, che possono ripetersi per settimane o mesi dopo la scossa principale. Wenyuan Fan e Peter M. Shearer, due sismologi dell'Università della California a San Diego (Stati Uniti), hanno scoperto che a causarli possono essere le onde elastiche prodotte dal terremoto madre, smentendo così la convinzione che gli aftershock sulle faglie adiacenti a quella che ha innescato il sisma possano essere generati solamente dallo spostamento del terreno.
La mappa della sequenza sismica in Italia centrale aggiornata la 12 settembre alle ore 11:00 (Immagine: INGVterremoti https://ingvterremoti.wordpress.com/2016/09/12/sequenza-sismica-in-italia-centrale-aggiornamento-12-settembre-ore-1100/)
Aftershock precoci e potentissimi
In zone caratterizzate da sistemi di faglie complessi, come per esempio nell'area di Amatrice, un terremoto che avviene per il movimento di una singola faglia può determinare l'attivazione di diverse faglie vicine in tempi rapidissimi: meno di 200 secondi. Gli aftershock che si vengono così a generare, dicono gli scienziati americani, possono arrivare a magnitudo anche superiori a 8. Conoscere la dinamica di questo fenomeno può quindi risultare utile per capire che cosa accade in un sistema di faglie durante un terremoto.
Nuove scoperte da vecchi dati
I sismologi americani hanno analizzato le onde P di 88 grandi terremoti di magnitudo momento compresa tra 7 e 8, verificatisi tra il 2004 e il 2015, e hanno individuato 48 aftershock mai identificati prima e che sono avvenuti, su faglie adiacenti, nell’arco di pochi secondi o pochi minuti dopo il terremoto principale. Distinguere gli aftershock dalle scosse legate al terremoto principale non è sempre semplice, ma gli scienziati hanno usato un metodo che all’interno della comunità scientifica è noto come back-projection (che in italiano suona più o meno come «retroproiezione» ) che si è rivelato in grado di individuare questi aftershock precoci.
Un cambio di prospettiva
Lo studio in cui è stata presentata la scoperta, pubblicato sulla rivista Science, si è focalizzato sugli aftershock causati dalle deformazioni dinamiche, ossia dalle onde elastiche che dall’ipocentro di un terremoto madre si propagano in tutte le direzioni lungo la crosta. Finora la comunità scientifica credeva che gli aftershock che interessano faglie vicine alla principale fossero causati da deformazioni statiche – cioè dallo spostamento permanente del terreno a causa del sisma – e che le onde elastiche causassero gli aftershock più lontani. Questo studio, invece, mette per la prima volta in luce l’importanza delle deformazioni dinamiche nel causare aftershock vicini alla faglia principale.
Studiare meglio questi meccanismi sarà utile, oltre che a capire meglio il modo in cui un terremoto agisce su un sistema di faglie complesse, nella stima del rischio sismico, perché permetterà di scoprire faglie sconosciute che potrebbero causare grandi terremoti.
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Immagine banner: "Road damage in Nepal" by Krish Dulal is licensed by CC BY-SA 4.0
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