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Leggere è un doppio gioco

Quando leggiamo utilizziamo due diverse porzioni della corteccia cerebrale, sia quella che riconosce i segni sia quella che segue i gesti che compiamo per scrivere le lettere stesse. Uno studio francese e cinese ha messo in evidenza che non importa come siano composte le parole che stiamo leggendo e nemmeno la nostra cultura di provenienza. Si tratta di un meccanismo universale
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Quando leggiamo utilizziamo due diverse porzioni della corteccia cerebrale, sia quella che riconosce i segni, che quella che segue i gesti che compiamo per scrivere le lettere stesse. E questo vale in qualsiasi nazione. Uno studio francese e cinese infatti ha messo in evidenza che non importa come siano composte le parole che stiamo leggendo e nemmeno la nostra cultura di provenienza.

Uguali almeno in parte
Davanti a un libro siamo tutti uguali, almeno così sembra dallo studio condotto da alcuni centri di ricerca tra cui l’Institut National de la Santé et de la Recherche Médicale (INSERM) francese e la National Yang-Ming University di Taiwan. Quando leggiamo, infatti, si attivano a livello cerebrale due zone distinte: la prima è la corteccia che riconosce i segni delle lettere, ovvero la grafica dei segni stessi. La seconda invece è una zona corticale che si accende quando compiamo i movimenti necessari a scrivere le lettere, un’area chiamata tecnicamente area di Exner.

Per Kimihiro Nakamura, autore dello studio pubblicato in questi giorni sui Proceding of the National Academy of Sciences  (PNAS), il risultato non era per niente scontato. Si pensava infatti che il cinese, con una fitta e complicata serie di ideogrammi, potesse richiedere che nell’apprendimento e nella comprensione si attivassero zone cerebrali diverse. La scrittura infatti non è qualcosa di istintivo, ma una schematica serie di regole da apprendere, per la quale è necessario l’allenamento.

Durante la lettura si attivano due zone cerebrali distinte. (Immagine: Shutterstock)

Lo studio
Per arrivare alle sue conclusioni Nakamura e i suoi colleghi hanno sottoposto persone di madrelingua cinese e francese alla risonanza magnetica funzionale durante la lettura. I testi sono stati presentati ai soggetti in differenti modi, ovvero normale, in corsivo, statici, in movimento, distorti e rovesciati. Questo però non ha cambiato i risultati: l’unica differenza tra cinesi e francesi è che nella lettura i primi hanno una attività in proporzione maggiore a livello della “corteccia gestuale”, proprio per l’importanza in questa lingua dell’aspetto grafico.

 



Corteccia e lettura
Studiare come si comporta il cervello durante la lettura, con la tecnica della risonanza magnetica funzionale, ha permesso di comprendere meglio il nostro essere umani. Per esempio mentre leggiamo parole come cannella o aglio, si attiva la corteccia preposta alla percezione degli odori. Oppure, come ci ricorda Lisa Vozza in questo post, leggere una descrizione dettagliata di un luogo, illumina la nostra corteccia proprio come se stessimo per vivere la stessa esperienza nella realtà. Molto ancora rimane da scoprire sulla nostra capacità di astrazione, e questo studio ci fa comprendere come davanti a un testo siamo molto più simili di quello che magari abbiamo immaginato. Qualsiasi sia il metodo di apprendimento utilizzato, o i test da superare per avere una calligrafia che venga considerata accettabile dalla nostra comunità, davanti a un libro siamo, almeno in parte, tutti uguali.
 

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