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L’insostenibile leggerezza del nostro scheletro

Il passaggio da uno stile di vita da raccoglitori-cacciatori a quello sedentario da agricoltori ha modificato il nostro scheletro, rendendolo più leggero e fragile. Una tendenza in forte aumento, visto che molti di noi trascorrono gran parte del tempo seduti.
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Quando abbiamo smesso di vivere di caccia e di raccolta e siamo diventati agricoltori, dieta e modello sociale non sono stati gli unici cambiamenti significativi che abbiamo affrontato. L’invenzione dell’agricoltura ha reso i nostri scheletri molto più leggeri e fragili, un fenomeno in forte crescita negli ultimi tempi, a causa dei nostri stili di vita sempre più sedentari. Cosa ci siamo persi Una nuova ricerca dell’Università di Cambridge pubblicata sulla rivista PNAS dimostra che, mentre i cacciatori-raccoglitori di circa 7000 anni fa avevano ossa paragonabili a quelle degli oranghi moderni, più di 6000 anni dopo i contadini della stessa zona avevano uno scheletro significativamente più leggero, debole e quindi suscettibile alla frattura. La perdita di massa ossea è stata quantificata in circa il 20%, come in un astronauta rimasto tre mesi nello spazio in assenza di gravità. I ricercatori hanno radiografato campioni di femori umani provenienti da scavi archeologici, insieme a femori di altre specie di primati. In particolare si sono concentrati sul lato interno della testa del femore, la sfera situata nella parte superiore del femore che si inserisce nella pelvi per formare l’articolazione dell’anca, una delle più portanti del corpo. Nell’osso sono presenti due tipi di tessuto: all’esterno un duro guscio di osso corticale, e una parte interna formata da osso trabecolare o spugnoso. Quest’ultimo è più plastico e flessibile, e può cambiare forma e direzione di deposizione in funzione dei carichi imposti, ma è anche più vulnerabile alla frattura.
La massa ossea di un cacciatore-raccoglitore confrontata con quella di un agricoltore (immagine: Timothy Ryan)
La vita nomade rende robusti I ricercatori hanno analizzato l'osso trabecolare della testa femorale di quattro distinte popolazioni umane che rappresentano cacciatori-raccoglitori nomadi e agricoltori sedentari, tutti trovati nella stessa zona dello stato americano dell'Illinois (quindi, probabilmente, geneticamente simili). La struttura trabecolare è risultata molto simile in tutte le popolazioni, con una sola eccezione: i cacciatori-raccoglitori presentano una percentuale molto maggiore di materiale osseo rispetto all’aria. L’ispessimento osservato secondo i ricercatori era frutto di un’intensa attività fisica, dal momento che queste popolazioni vagavano nel paesaggio in cerca di sostentamento. Il continuo sforzo avrebbe causato danni di lieve entità, e come risposta la trama dell’osso sarebbe cresciuta in forza e spessore nel corso della vita, fino a un picco di resistenza in grado di controbilanciare il deterioramento dovuto all’età. Attenti al sofà Dopo aver escluso le differenze di dieta e cambiamenti nella dimensione del corpo come possibili cause, i ricercatori hanno concluso che la riduzione dell’attività fisica è la causa principale della perdita di robustezza delle ossa umane attraverso millenni. I loro dati smentiscono la teoria secondo cui, a un certo punto dell'evoluzione umana, le nostre ossa siano diventate più esili perché non c'era abbastanza cibo o abbastanza calcio per sostenere uno scheletro più denso. I cacciatori-raccoglitori hanno uno scheletro in linea con quello di primati di pari corporatura, e il calcio non è utile oltre un certo limite. Sette milioni di anni di evoluzione hanno forgiato gli ominidi per l'azione e l'attività fisica, ma è solo negli ultimi 50-100 anni che siamo diventati così pericolosamente sedentari. Nemmeno un allenamento estenuante potrebbe ridarci la robustezza ossea perduta, ma un esercizio regolare potrebbe farci invecchiare meglio, riducendo il rischio di fratture al femore e altre ossa.   Immagine banner in evidenza: Wikimedia Commons Immagine box in homepage: Timothy Ryan
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