L'inquinamento industriale in una foto di fine Ottocento (immagine: Wikimedia Commons)
Tra le pagine del clima passato
Il team fa parte del consorzio Past Global Changes 2000 years (PAGES 2k), un progetto internazionale che coinvolge oltre 5500 ricercatori di 125 paesi per far luce sul clima e gli ecosistemi terrestri dal Pliocene al recente passato. PAGES ha numerosi partner scientifici, tra cui il World Climate Research Programme. L’obiettivo ultimo è fornire previsioni sul clima futuro e suggerire strategie di sviluppo più sostenibili. Per determinare l’origine del riscaldamento globale, gli scienziati hanno esaminato i record naturali delle variazioni climatiche degli ultimi 500 anni negli oceani e nei continenti di tutto il mondo, conservati in coralli, decorazioni rupestri, anelli degli alberi e carote di ghiaccio. Sono stati analizzati anche modelli di simulazione del clima delle ultime migliaia di anni, tra cui esperimenti utilizzati per l’ultimo rapporto del Gruppo Intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (IPCC).
Una carota di ghiaccio antartico può fornire preziose informazioni sul clima del passato (immagine: Università di Cambridge)
Rivoluzioni industriali e climatiche
I dati e le simulazioni hanno individuato i primi segnali del riscaldamento nell’Artico e negli oceani tropicali intorno al 1830, come conseguenza dell’aumento dei livelli di gas a effetto serra rilasciati in atmosfera dalle attività industriali. I risultati parlano chiaro: la media climatica dopo quella data esce dal range di variabilità dei secoli precedenti. Nel corso del 1800 gli esseri umani hanno causato solo piccoli aumenti del livello di CO2 in atmosfera, ma a quanto pare già sufficienti a modificare gli equilibri millenari del clima terrestre. Le eruzioni vulcaniche di inizio Ottocento, invece, anch’esse prese in esame nello studio, hanno avuto solo effetti trascurabili sui livelli di gas serra.
Nerilie Abran dell'Australian National University, tra gli autori dello studio (immagine: ANU)