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Marte, pianeta grigio

Marte il "Pianeta Rosso" in realtà è grigio per via di minerali argillosi, che si formano in presenza d'acqua. Laghi e fiumi non ci sono più, ma i minerali raccontano di un pianeta che avrebbe potuto ospitare la vita.
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Marte il "Pianeta Rosso", sappiamo ora essere anche un po' grigio per i minerali argillosi che devono la loro formazione alla presenza di acqua. Ora laghi e fiumi se ne sono andati, ma i minerali raccontano di un pianeta che avrebbe potuto ospitare la vita.

Confronto tra due rocce marziane. A sinistra la roccia "Wopmay" osservata da Opportunity nel Cratere Endurance, Meridiani Planum. A destra le rocce dell’unità "Sheepbed" della Yellowknife Bay, nel Cratere Gale, osservate da Curiosity. Gli scienziati ritengono che entrambe le formazioni siano dovute all’azione dell’acqua (Crediti: NASA/JPL-Caltech/Cornell/MSSS)

Dopo la sequenza di annunci "shock" della NASA che negli ultimi anni, volutamente o meno, hanno lasciato correre la fantasia del pubblico riguardo alla possibilità di avere, finalmente, le prove di vita extraterrestre, il comunicato sull’ultima impresa di Curiosity, il rover atterrato il 6 agosto su Marte, è molto più cauto. 

Marte, in passato, avrebbe potuto ospitare la vita ovvero, in base alle attuali teorie sull’origine della vita sulla Terra, sussistevano condizioni compatibili con l’emergere della vita e il suo sostentamento.

Ancora una volta quando si parla di vita, tutto ruota attorno all’acqua. Nonostante il dibattito sia ancora aperto riguardo a quanta ce ne fosse e in che forma durante l’evoluzione del pianeta, di certo ce n’era abbastanza da plasmare il paesaggio marziano: non solo riconosciamo la sua azione erosiva, ma vediamo anche come questa ha condizionato la sua composizione mineralogica. Gli ultimi dati, riferiti a campioni di terreno prelevati appunto vicino al letto di un antico ruscello, indicano che nell’area della Yellowknife Bay, già ritenuta un’area umida (forse bacino di lago intermittente, forse la fine di un sistema fluviale) esisteva un ambiente al quale mancava solo, per quanto ne sappiamo ora, la vita.

SAM, il laboratorio chimico su ruote di Curiosity, ha scoperto che grazie all’acqua si sono sviluppate molte argille, che costituivano il 20% del campione e che, assieme a solfati e solfiti, suggeriscono che in quel punto c’erano condizioni meno ostili alla vita di quanto ci si aspettasse: da una parte non si trattava di un ambiente fortemente ossidativo, dall’altra tanti batteri terrestri avrebbero certamente saputo fare buon uso dei composti dello zolfo come accettori di elettroni nella respirazione. Non mancano poi altri "ingredienti" tipici della vita (almeno per come la conosciamo noi): Carbonio e Fosforo.

La particolarità del campione estratto è apparsa da subito evidente: invece di essere dominato dal tipico colore rosso del pianeta, dovuto all’abbondanza di ossidi di ferro, era grigio.

John Grotzinger, che guida il team di Curiosity al California Institute of Technology a Pasadena (California, USA) ha commentato: «Questo nuovo "Marte grigio" è molto antico, ma ci dice che una volta vi erano condizioni favorevoli alla vita [...]. Curiosity è in una missione di scoperta ed esplorazione, e come team sentiamo di avere davanti a noi, nei mesi e negli anni a venire, moltissime straordinarie scoperte.»

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