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Maschi più resistenti nell'utero materno

I neonati maschi sono più numerosi e questo è dovuto a una maggiore mortalità femminile nell'arco della gravidanza. Contrariamente a quanto creduto, infatti, al momento del concepimento gli zigoti di sesso maschile sono di numero pari a quelli femminili.
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Secondo i dati più recenti nel mondo nascono in media 107 maschi ogni 100 femmine, proporzione che varia leggermente nelle diverse zone del mondo ma che conferma ovunque questo trend: al momento della nascita i maschi sono più numerosi delle femmine.  Da dove nasce questa disparità, considerando che al momento del concepimento le percentuali relative dei due generi sono esattamente uguali? Un complesso studio pubblicato su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) e firmato da una collaborazione di ricercatori inglesi e americani prova a rispondere a questa domanda analizzando oltre 140.000 embrioni durante le diverse fasi di gestazioni e arriva a una possibile soluzione: durante l’intero corso della gravidanza la mortalità femminile è maggiore di quella maschile. Maschi vs femmine Il rapporto, inteso in senso numerico, tra maschi e femmine interessa da lungo tempo biologi, medici, ginecologi e statistici. Già nel 1662 venne registrata una prevalenza maschile tra i nuovi nati, ma sono mai stati compiuti studi sistematici per capire effettivamente l’evoluzione del rapporto tra maschi e femmine dal momento del concepimento al momento della nascita. Dove nasce questa “flessione” verso il sesso maschile? Nel momento del concepimento? Durante la prima fase della gestazione? Oppure dipende da una diversa mortalità durante l’ultima fase della gravidanza? Per spiegarlo, gli scienziati finora hanno avanzato diverse proposte, come ad esempio la possibilità che gli spermatozoi contenenti il cromosoma Y potessero “nuotare” verso l’ovulo più velocemente di quelli contenenti il cromosoma X. Come spiegare anche il maggior numero di neonati di sesso femminile registrato durante i periodi di carestia, come quello avvenuto in Cina tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60 o il picco nel numero di maschi nati duranti i periodi di guerra? La fragilità del doppio X Per cercare di mettere un punto fermo dal quale partire per rispondere a tutte queste domande, gli autori dello studio hanno analizzato i dati provenienti da circa 140.000 analisi di embrioni nell’immediato post-concepimento, esami di diagnosi prenatale, feti provenienti da aborti o da morti in utero e neonati vivi. Questo ha permesso di costruire il trend del rapporto numerico tra maschi e femmine dal concepimento fino alla nascita. La prima cosa importante emersa dallo studio è stata la percentuale pressoché identica di embrioni XX e embrioni XY riscontrati al momento del concepimento, sfatando l'idea che possano esistere spermatozoi resi  campioni di velocità dalla presenza del cromosoma Y. Le percentuali cambiano, invece, durante il corso della gravidanza. Nelle prime due settimane di gestazione, infatti, sono i maschi ad essere più fragili, ma passata la fase iniziale e fino alla decima-quindicesima settimana la mortalità femminile supera quella maschile, per invertirsi nuovamente nell'ultimo trimestre. Complessivamente, però, durante tutta la durata della gestazione, le femmine hanno una mortalità superiore e questo spiega il maggior numero di nascituri maschi nel mondo. Perché gli embrioni femminili sono meno resistenti di quelli maschili nel grembo materno? Difficile dirlo ma, secondo i ricercatori, una spiegazione plausibile potrebbe venire dall'inattivazione di uno dei due cromosomi X che avviene in maniera ancora inspiegabile nelle cellule "femminili" e che potrebbe, in alcuni casi, renderle più vulnerabili. Immagine banner e box apertura: Wikipedia    
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