Un incontro storico
È la prima volta infatti che il pianeta nano e le sue lune vengono esplorati da una sonda. Si è trattato di un rapido sorvolo ravvicinato (detto flyby), alla velocità di circa 50 mila chilometri orari e a una distanza minima di 13,691 chilometri perché la sonda non aveva abbastanza carburante a bordo per rallentare ed entrare in orbita intorno a Plutone.
Una ricostruzione artistica della sonda della NASA New Horizons (immagine: Wikipedia)
Ciononostante, la mole di dati raccolta da New Horizons è notevole, e ci vorrà almeno un anno per riceverli tutti, vista l’enorme distanza dalla Terra e la bassissima velocità di trasferimento (tra 0,6 e 1,2 kilobit al secondo). La sonda si è svegliata dalla lunga ibernazione (per preservare la strumentazione di bordo) alcuni mesi prima dell’incontro, e ha cominciato a inviare immagini di Plutone durante l’avvicinamento, con una momentanea interruzione dovuta a un’anomalia fortunatamente risolta.
Plutone in HD
Già queste prime fotografie, scattate a milioni di km di distanza, sono nettamente migliori di quelle ottenute dalla Terra o dal telescopio spaziale Hubble, che mostravano una macchia sfocata. Ma le immagini a colori ad alta risoluzione (1 pixel per 500 metri), frutto del passaggio ravvicinato del 14 luglio, sono a dir poco spettacolari. Pochi immaginavano una simile varietà e complessità di colori, formazioni geologiche di età diverse, composizione e albedo (riflettività superficiale) in questa gelida periferia del Sistema solare. I membri del team hanno scoperto abbondante ghiaccio d’acqua nella crosta di Plutone e strati di foschia nella sua atmosfera. Inoltre il pianeta nano è risultato più grande (ha un diametro di 2370 km) e più ricco di ghiaccio di quanto si credesse prima dell'arrivo della sonda, grazie alle misurazioni dello strumento LORRI (Long Range Reconnaissance Imager).
La crosta di Plutone mostra una ricca gamma di colori, un arcobaleno di azzurro pallido, giallo, arancio e rosso scuro che rivela la sua complessa e inaspettata geologia. La distesa luminosa è il lobo occidentale del "cuore", chiamato Tombaugh Regio, ed è ricca di azoto, monossido di carbonio, e ghiaccio di metano (immagine: Nasa)
Un dragone rosso
La colorazione rossastra ricorda quella di Marte, ma a differenza del pianeta rosso non è dovuta a ossidi di ferro, ma probabilmente a molecole di idrocarburi che si formano dall’interazione della luce ultravioletta del Sole e dei raggi cosmici con il metano presente sulla superficie e nell’atmosfera di Plutone. Un’area in particolare, battezzata Tartarus Dorsa, ha sorpreso tutti per la sua superficie “a pelle di serpente”. I geologi stanno ancora cercando di capire quali tipi di attività l’abbiano prodotta, probabilmente una combinazione di forze tettoniche e sublimazione dei ghiacci.
Tartarus Dorsa, un’area di Plutone che mostra una superficie “a pelle di serpente” la cui formazione è ancora ignota. La fotografia è una combinazione di immagini in blu, rosso e infrarossi scattate il 14 luglio 2015 da MVIC (Multispectral Visible Imaging Camera), uno dei componenti del piccolo telescopio Ralph in dotazione alla sonda New Horizons (immagine: NASA).
Le lune di Plutone
Anche la luna principale di Plutone, Caronte, che si trova sulla stessa orbita e ruota intorno a un comune centro di gravità (forma quindi un sistema binario), mostra una tettonica complessa, ma per quanto ne sappiamo è priva di atmosfera e la sua superficie appare diversa, con un intrigante terreno scuro al suo Polo Nord.
Caronte è la principale luna di Plutone, con cui forma un sistema binario (immagine: NASA)
Anche se non sono state scoperte nuove lune oltre alle cinque già note – Caronte, Stige, Idra,Cerbero e Notte, tutte con nomi infernali da buoni satelliti del dio degli Inferi romano - New Horizons ha fornito di alcune le prime misurazioni e immagini definite. Ora sappiamo che Notte è lunga 54 chilometri e Idra 43, e che la loro riflettanza in superficie è sensibilmente e misteriosamente superiore a quella di Caronte.