Anno 2077. Dopo aver respinto un'invasione aliena nel 2017 la Terra è ancora inabitabile a causa delle conseguenze della guerra nucleare. Come ripete il protagonista Jack Harper «abbiamo vinto la guerra, ma abbiamo perso il pianeta». Jack è una sorta di "spazzino", come lui stesso si definisce: mentre i terrestri tentano di ricominciare la vita su Titano, assieme alla compagna Victoria (che tiene i contatti con una base orbitante, il Tet), lui ha il compito di sorvegliare e riparare i droni, robot che proteggono le gigantesche "idrotrivelle", macchinari che estraggono acqua dagli oceani per poi trasportarla su Titano. Le trivelle infatti sono continuamente attaccate dai resti dell'esercito scavenger, come è stata battezzata la razza aliena che ha tentato di conquistare il nostro pianeta. Ma Jack, la cui memoria è stata cancellata cinque anni prima perché le informazioni in suo possesso non cadessero nelle mani degli alieni, sente ancora un legame speciale con la Terra e, come scoprirà più avanti, la storia dell'invasione è andata un po' diversamente da come gli è stato raccontato...
Oblivion, il kolossal di fantascienza con Tom Cruise e Morgan Freeman è da poco uscito nelle sale e, sebbene i critici non abbiano perso l'occasione di giocare sul titolo definendolo "dimenticabile" perché trama e sceneggiatura non brillano per originalità, tutti concordano nel dire che gli scenografi e il reparto effetti speciali hanno lavorato bene: grazie alla risoluzione 2k, la gioia per gli occhi, se pur superficiale, è innegabile. Forse appunto per la smaccata mancanza di originalità mascherata da "omaggio" ai classici del genere, in pochi però si sono sono soffermati su quanta scienza ci sia in Oblivion. Dopotutto è la solita storia di alieni contro umani, no?
Eppure, senza spoiler (cioè senza raccontare il finale), possiamo dire che in Oblivion sullo sfondo giace letteralmente una trattazione piuttosto plausibile, anche se con le dovute riserve, di una situazione ipotetica già immaginata dalla letteratura ma raramente vista al cinema: vi siete mai chiesti cosa succederebbe se la Luna scomparisse? L'attacco degli alieni è cominciato proprio così, togliendo di mezzo il nostro satellite, che nel film rimane appunto nel panorama in forma mutilata contornata da un "cerchio" di detriti che le orbitano intorno.
Solo in apparenza una prova di forza, in realtà si tratta dell'arma definitiva: l'epiteto "catastrofe biblica" è un eufemismo per descrivere i devastanti effetti che ci vengono raccontati nel film. Tralasciando gli alieni, quanto è attendibile questo scenario?
Specialmente in passato la Luna ci ha protetto dall'impatto di molti asteroidi, ma a parte la sua funzione di "sentinella", la portata della sua influenza sulla Terra va molto oltre le maree.
Partiamo da queste ultime: anche senza Luna continuerebbero a esistere, poiché a esse contribuisce anche l'attrazione gravitazionale del Sole, ma sarebbero molto meno marcate. Fin qui, poco male sembrerebbe, non dovremmo fare altro che gettare i nostri calendari delle maree (oltre a dover adattare le leggende popolari legate alla Luna, ad esempio quella per cui influirebbe sulle nascite).
In realtà le masse d'acqua, improvvisamente private dell'influenza lunare, farebbero velocemente ritorno nelle zone di bassa marea in forma di giganteschi "tsunami" (anche se, è bene precisare, un vero tsunami si genera solo in presenza di un movimento sottomarino, ad esempio un terremoto). A seconda di dove si trovasse la Luna al momento della sua scomparsa in rapporto alla Terra e a seconda delle zone del nostro pianeta, le conseguenze immediate sarebbero più o meno drammatiche.
A tutto questo occorre aggiungere che anche le masse terrestri risentono ovviamente dell'attrazione gravitazionale lunare, e che questa secondo alcuni studi può giocare un ruolo nei terremoti. Rimane inteso che la previsione di terremoti tramite i movimenti celesti è astrologia e non scienza, e che la famosa "super luna" del 2011 non ha certamente causato il terremoto che ha innescato il maremoto che ha colpito Fukushima. Se improvvisamente però ci trovassimo senza Luna è plausibile che anche le masse continentali risponderebbero in modo difficilmente prevedibile, ma probabilmente poco piacevole.
Ma questo è solo l'inizio: i problemi cominciano davvero quando consideriamo l'influenza che ha la Luna sull'asse di rotazione terrestre. Oltre alle maree, Luna e Sole "collaborano" nello stabilizzare il nostro asse, in modo tale che questo giaccia a circa 23° 27' rispetto alla perpendicolare al piano dell'eclittica. L'asse a sua volta si "muove" ruotando intorno intorno a essa descrivendo un cerchio completo ogni 26.000 anni circa. Tale movimento è detto precessione luni-solare. Senza Luna l'asse terrestre nell'arco di poche decine di migliaia di anni (o così sembrava), comincerebbe a "vagare" e, agli estremi delle simulazioni condotte nel '93 dagli astronomi Jacques Laskar e Philippe Robutel, arriverebbe a giacere quasi sul piano dell'eclittica (85° dalla perpendicolare, tale che un polo sarebbe perennemente rivolto al Sole) fino a 0° dalla perpendicolare, ovvero addio alle stagioni. Il clima come noi lo conosciamo sarebbe in ogni caso sconvolto.
Il film sembrerebbe quindi abbastanza accurato, anche se nella pura speculazione, nelle conseguenze apocalittiche dell'eliminazione della Luna, ma occorre fare qualche rilievo.
Il primo è che, come si può vedere (forse per ragioni scenografiche), la Luna non sembra sia stata completamente distrutta, anzi una buona parte rimane a illuminare il cielo notturno della Terra del 2077: forse è un po' azzardato immaginare una tale devastazione sulla Terra.
Il secondo è che non tutti gli effetti della scomparsa (totale o parziale) della Luna si manifesterebbero così velocemente come il film sembra far credere. Vero che la gigantesca ondata di marea di cui si è parlato sarebbe drammatica, e che bisognerebbe da subito imparare a vivere in un pianeta dalle coste ridisegnate, ma difficile dire che in pochi decenni assisteremmo a cataclismi tali da da rendere l'Empire State Building molto meno svettante e con vista cascata, come si vede in una delle locandine americane.
Da ultimo, occorre sfatare l'onnipresente mito che il film, ma anche il documentario di cui sopra, di fatto portano avanti, cioè che la Terra sia il luogo "ideale" per la nascita della vita e che, per estensione, cercando la vita su altri pianeti dovremmo utilizzarla come ferreo punto di riferimento. In particolare, spesso si è detto che su un pianeta non sarebbe possibile la Vita senza un satellite analogo al nostro: come abbiamo visto la sua azione stabilizzante sull'asse garantisce condizioni climatiche relativamente benigne, ma basta questo a dire che altrimenti qualunque "tentativo" verso la vita sarebbe distrutto sul nascere?
Secondo uno studio del 2012 pubblicato sulla rivista Icarus, nuove simulazioni numeriche suggeriscono che anche se è vero che senza Luna l'inclinazione dell'asse di rotazione del nostro pianeta cambierebbe di decine di gradi, questo accadrebbe su tempi lunghissimi, centinaia di milioni di anni invece che poche decine di migliaia come suggeriva lo studio del '93 di Laskar e Robutel. L'evoluzione descritta dipende quindi in gran parte dalle condizioni iniziali, ma il "messaggio" dei ricercatori è sostanzialmente "don't panic": anche grazie all'influenza di altri corpi celesti (nel nostro caso il gigantesco Giove), anche un pianeta senza luna sarebbe relativamente stabile, e di certo la sua mancanza non ostacolerebbe la nascita della Vita. Se poi un pianeta ha un'orbita retrograda, cioè se, a differenza della Terra, il senso di rotazione è inverso a quello di rivoluzione, la stabilità, affermano i ricercatori, è ancora più accentuata.
Concludendo, "dimenticate" l'unicità della Terra: i pianeti che possono sostenere la vita sono molti di più di uno.