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Ossitocina: non solo «ormone dell’amore»

L’ossitocina, nota anche come «ormone dell'amore», potrebbe giocare un ruolo determinante nello sviluppo di una particolare area del cervello: quella in cui i neuroni dell’ipotalamo entrano in contatto con i vasi ematici, creando la struttura chiave per il rilascio in circolo di ormoni che andranno poi ad agire su altre parti del corpo
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L’ossitocina, nota al grande pubblico anche come l’«ormone dell'amore», potrebbe giocare un ruolo determinante nello sviluppo di una particolare area del cervello: quella in cui i neuroni dell’ipotalamo entrano in contatto con i vasi ematici, creando la struttura chiave per il rilascio in circolo di ormoni che andranno poi ad agire su altre parti del corpo. A rivelarlo uno studio pubblicato su Developmental Cell da un gruppo di ricercatori del Weizmann Institute di Rehovot, in Israele.  

Ossitocina o "l’ormone dell'amore"

L’ossitocina, il primo ormone peptidico ad essere sequenziato, deriva il proprio nome dalla parola ōkytokínē, un termine che in greco significa 'nascita rapida'. Si tratta infatti di un ormone che viene rilasciato in grandi quantità proprio in prossimità della nascita: la sua azione favorisce le contrazioni e la dilatazione della cervice uterina – agevolando così la nascita del bambino – e la produzione di latte dalle ghiandole mammarie. Ma l’ossitocina è conosciuta da molti anche con il soprannome di "ormone dell'amore" per la sua funzione regolatoria nell’accoppiamento, nell’orgasmo e nella manifestazione di comportamenti materni e di cura della prole. Lo studio dei ricercatori israeliani sembra però aggiungere un’ulteriore ruolo alla lunga lista di funzioni in cui l’ossitocina prende parte: per comprenderlo appieno è però necessario penetrare all’interno della scatola cranica, lì dove – alla base dell’ipotalamo – giace la ghiandola pituitaria.  
La ghiandola pituitaria, o ipofisi, è localizzata alla base del cervello sotto l'ipotalamo, come indicato dalla freccia (Immagine: Wikimedia Commons)
 

Ghiandola pituitaria: al centro del sistema endocrino

I libri di anatomia classicamente la descrivono così: la ghiandola pituitaria, o ipofisi, è una ghiandola delle dimensioni di un pisello localizzata alla base del cervello e direttamente collegata all’ipotalamo. Meno classicamente, potremmo dire che, di tutte le ghiandole endocrine del nostro corpo, l’ipofisi è senza dubbio la "superstar": da sola secerne nove ormoni diversi, tutti coinvolti nel mantenimento di quel preziosissimo equilibrio fisiologico chiamato omeostasi. La ghiandola pituitaria è in realtà due ghiandole: la parte anteriore, chiamata adenoipofisi, secerne ormoni che andranno ad agire su altre ghiandole in periferia (ormone tireotropo, ormone luteinizzante, prolattina, ormone della crescita, ecc.), mentre la porzione posteriore, la neuroipofisi, secerne vasopressina ed ossitocina. Ed è proprio nello sviluppo della stessa neuroipofisi che l’ossitocina giocherebbe un ruolo fondamentale, in particolare nel regolare la formazione delle strutture che fanno da interfaccia tra neuroni e vasi sanguigni. E’ a livello di queste strutture che la neuroipofisi può rilasciare ormoni nel sangue e, tramite la rete dei vasi sanguigni, raggiungere il resto del corpo. Utilizzando come modello animale il pesce zebra, i ricercatori del Weizmann Institute sono riusciti a dimostrare che l’ossitocina controlla la formazione della neuroipofisi e dei vasi sanguigni circostanti già a livello embrionale, garantendo di fatto la corretta comunicazione dell’ipofisi con il resto del corpo. Sull’Aula di Scienze, sempre a proposito dell’ossitocina, puoi leggere: Chiama mammà ____ Immagine banner: Pixabay Immagine box: Wikimedia Commons
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