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Popolo della notte, occhio alle difese immunitarie!

Un recente studio dimostra l'insospettabile legame tra il ritmo circadiano del nostro corpo e l’attività del sistema immunitario: restare svegli fino a notte fonda può avere delle ripercussioni sulle nostre difese immunitarie?
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Quante volte - per studio, lavoro o anche solo divertimento – capita di spingere il limite della notte un po’ più in là? Forse più spesso di quanto il nostro organismo sia stato progettato per tollerare, tanto da avere ripercussioni che vanno al di là dello sfasamento dei cicli di sonno e veglia. Uno studio pubblicato recentemente sulla rivista Science dimostra che il ritmo circadiano del nostro corpo – normalmente settato su cicli di dodici ore di luce e altrettante di buio – sia in grado di controllare non solo molte funzioni metaboliche, ma anche l’attività del sistema immunitario. La scoperta è avvenuta, come nelle migliori tradizioni, per caso. Il tutto è iniziato da studi focalizzati su una proteina, chiamata NFIL3, importante per il funzionamento e la maturazione di alcune cellule del sistema immunitario. Topi che, a causa di una mutazione, non producono la proteina NFIL3, presentano un alto numero di un particolare tipo di linfociti, chiamati linfociti TH17 per la loro capacità di rilasciare la Interleuchina-17, una proteina molto importante per accendere l’infiammazione e far fronte alle infezioni. In alcuni casi, però, la risposta immunitaria può diventare troppo potente e l’effetto benefico viene perduto: in questi casi, le cellule del sistema immunitario possono addirittura causare danni all’organismo, lo stesso che stanno tentando di proteggere. Tra gli elementi che possono sballare la risposta immunitaria, vi è l’aumento nel numero di TH17. La proteina NFIL3 giocherebbe così un ruolo molto importante proprio nella maturazione di queste cellule e la sua espressione aiuterebbe a tenere a freno questo prezioso, ma pericoloso, esercito di linfociti.
I ricercatori della University of Texas che studiano l'interazione tra ritmi circadiani e immunità. Da sinistra: Lora Hooper, Xiaofei Yu, Joseph Takahashi (Foto: UTSouthwestern)
Studiando più nel dettaglio il ruolo della proteina NFIL3, i ricercatori della University of Texas di Dallas si sono però accorti di un’altra proprietà importante. Per svolgere la propria funzione, la proteina NFIL3 interagisce con altre proteine, alcune delle quali sono a loro volta implicate nel controllo del ritmo circadiano, l’orologio interno al nostro organismo che sincronizza molte funzioni vitali (come la fame o il sonno) con la durata del giorno e della notte. Così questa storia prende all'improvviso una piega insospettabile: forse il ritmo circadiano e i cicli di esposizione alla luce e al buio possono giocare un ruolo nel modulare l’attività del nostro sistema immunitario? Per rispondere a questa domanda, i ricercatori hanno sottoposto i topolini a un esperimento di “jet lag”, spostando il loro ciclo luce/buio di sei ore ogni quattro giorni, per poi analizzarne l’effetto sui linfociti TH17. Ed ecco il risultato che nessuno si aspettava: i topolini che avevano subito l’alterazione del normale ritmo circadiano presentavano un numero di TH17 doppio rispetto al normale e una risposta infiammatoria più violenta, suggerendo uno stato di attivazione del sistema immunitario molto più alto del normale. Lo studio, seppure condotto nel solo modello animale, fornisce per la prima volta una conferma a livello molecolare della interazione tra cicli di sonno-veglia e difese immunitarie e suggerisce, implicitamente, che il nostro corpo non è programmato per passare la notte davanti allo schermo acceso di una televisione o di un computer. E allora spegnamoli, almeno qualche volta! Ad essercene riconoscente sarà non solo il nostro cervello, ma anche il nostro sistema immunitario.
immclock

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