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Recensione libro: Come funziona la musica

Un viaggio nella musica con l’«orecchio» del ricercatore: dietro ai segreti della musica si nasconde spesso un fenomeno descrivibile in termini scientifici
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Un viaggio nella musica con l’«orecchio» del ricercatore: dietro ai segreti della musica si nasconde spesso un fenomeno descrivibile in termini scientifici
 
Sir Thomas Beecham, direttore d’orchestra senza peli sulla lingua, una volta ebbe a dire che «le fanfare vanno benissimo dove stanno, cioè all’aperto e a distanza di molte miglia». Questa battuta dal sapore acido, oltre che farci comprendere che non apprezzava il suono delle fanfare, rivela qualcosa di fondamentale sulla musica, ovvero che è in grado di suscitare sentimenti ed emozioni tanto positivi quanto negativi. Tutti noi, infatti, abbiamo i nostri gusti e questo è uno dei motivi per cui non esiste un criterio per distinguere la musica bella da quella brutta, qualsiasi sia il genere, dalla classica fino al pop da classifica. Ma, e questo è il punto di partenza del libro di John Powell, la scienza - in particolare attraverso la matematica e la fisica, ma anche le neuroscienze - ci può aiutare a capire meglio la musica e ad apprezzarla più profondamente.
 
Un fisico che compone
Come funziona la musica è un matrimonio tra le due grandi passioni di John Powell, un fisico prestato alle Scienze dei materiali (Università di Nottingham) ma attratto irresistibilmente dalle sette note. Coltivando per hobby il pianoforte e la composizione, ma conservando la curiosità scientifica del ricercatore, Powell si chiede perché alcuni brani musicali ci sembrino allegri e altri tristi, perché riusciamo a distinguere senza difficoltà il suono di una tromba da quello di una chitarra senza aver mai suonato né l’una né l’altra. Da queste piccole curiosità, la sua ricerca lo porta a domandarsi che cosa sia l’armonia, quale sia la differenza tra una tonalità minore e una maggiore, o se sia meglio ascoltare la musica in CD, vinile o in formato digitale con gli mp3.
 
Fisica e matematica, ma anche neuroscienze
Per rispondere a domande come queste, Powell non si è limitato a ricorrere alle proprie conoscenze di fisico, pur utili per spiegare che cosa sono l’altezza e il timbro di una nota, ma si è messo a studiare in modo sistematico. Per comprendere davvero come funzioni la musica è necessario sapere anche qualcosa su come è fatto il nostro cervello, su come percepiamo i suoni attraverso l’orecchio e sul ruolo della memoria in tutte queste attività. Per esempio, se da bambini siamo stati esposti con frequenza e costanza alle note della scala musicale e a ogni suono è sempre stato associato il suo nome, è probabile che sviluppiamo l’orecchio assoluto, che ci rende capaci di identificare qualsiasi nota sentiamo immediatamente o cantare esattamente un La o un Sol senza l’ausilio di un qualsiasi strumento per «prendere la nota». Tale capacità, avverte però Powell, non ci aiuterà necessariamente a essere un musicista migliore. Mozart aveva l’orecchio assoluto, e questo gli ha sicuramente giovato come compositore, ma la sua capacità di creare armonie e melodie affascinanti e immortali non dipendeva da questo.
 
Come funziona la musica è rivolto al pubblico di tutti i curiosi che vogliono comprendere cosa si nasconda dietro ai termini tecnici della musica per apprezzarla meglio. Un pensiero particolare, però, è dedicato agli insegnanti che possono trarre spunti didattici, per esempio, per spiegare come si comportano le onde sonore o la proporzione matematica. Ma anche da semplici lettori curiosi, lo stile brillante e ricco di aneddoti divertenti di Powell rende il testo perfetto per una lettura da ombrellone. Magari con una colonna sonora a base della propria musica preferita.

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